25 aprile 2019
Buongiorno!
Innanzitutto grazie. Grazie per esserci, per esserci sempre, per ribadire con la vostra presenza – per nulla scontata – che la celebrazione del 25 aprile non appartiene alla retorica, ma rappresenta un impegno di straordinaria attualità.
Siamo qui, in tanti, per festeggiare la Liberazione del nostro Paese dal nazifascismo. Ma la gioia per la festa è offuscata dalla consapevolezza che stiamo vivendo tempi duri.
Prepotenti rigurgiti neo fascisti, lo sdoganamento di parole e idee di cui solo fino a poco tempo fa ci si sarebbe vergognati, l’abolizione del tema di storia dalle prove dell’esame di maturità e, ultimo in ordine di tempo, un altro fatto gravissimo. La modifica del codice relativo all’incandidabilità degli esponenti politici, eliminando dall’elenco tutti i reati connessi all’istigazione a delinquere per motivi razziali, etnici o religiosi e all’apologia di fascismo. Cioè: fino a ieri se erano state accumulate condanne definitive per oltre 4 anni di carcere, non si era candidabili. Da oggi, se tra i motivi delle condanne figurano la propaganda d’odio razziale o l’apologia di fascismo, queste non contano più. Se si è stati condannati in via definitiva per apologia di fascismo, di nazismo o per aver incitato qualcuno a picchiare un gay, uno zingaro o uno straniero non c’è alcun problema .Si può diventare tranquillamente un parlamentare della Repubblica italiana.
Aver tolto i reati di discriminazione e di apologia di fascismo ha un unico chiarissimo significato: si vogliono eliminare gli ostacoli per l’uso politico di persone che provengono dall’estrema destra e che si sono macchiati dei reati in questione. D’altra parte non passa giorno che il ministro della paura renda evidente la sua intesa cordiale con movimenti neofascisti in Europa e in Italia.
Solo alcuni esempi che ci dicono chiaramente di come si tenda a vivere solo nel presente, senza la memoria di un tempo non così lontano, spesso senza la consapevolezza di quanto dobbiamo essere grati ai nostri cari Partigiani e Partigiane per essersi battuti e per essere morti per la democrazia e la libertà.
E allora occorre fermarci a riflettere. Perché, forse, qualche passaggio non è del tutto chiaro se si può pensare che l’ideologia fascista sia un’idea come un’altra e che, di conseguenza tutti abbiano il diritto di manifestare la loro opinione anche indossando magliette orrende inneggianti ad Auschwitz, festeggiando con delle torte decorate con l’immagine di Hitler, per non parlare di quell’altro fatto gravissimo che ha visto degli stupidi analfabeti vestiti da SS sulle colline del nostro Appennino nel Giorno della Memoria.
Occorre fermarci a riflettere per capire perché un ragazzino, in occasione di una banalissima lite tra coetanei, possa anche solo pensare che “quando saremo grandi faremo riaprire Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni, ebrei di m.”
Forse non è del tutto chiaro cosa il fascismo ha rappresentato per il nostro Paese. Bisogna smettere di pensare che il fascismo in fondo, se non fosse stato per la guerra, per le leggi razziali … che i nostri in fondo erano brave persone e che Mussolini ha fatto anche cose buone … e via di questo passo. Dobbiamo ricordare che quei facinorosi delinquenti fecero sistematicamente uso di una violenza brutale come strumento di lotta politica fin dall’inizio; che quella del fascismo è una storia di sopraffazione che riuscì a prevalere anche grazie all’indifferenza di molti.
Dobbiamo studiare la storia e studiarla bene per comprendere anche che Mussolini fu il leader che ha guidato il popolo non per portarlo verso mete elevate ma seguendone gli umori più cupi, le passioni più tristi, cavalcandone il rancore e i risentimento.
Mi sconcerta anche la posizione di certi intellettuali e storici così restii ad usare la parola fascismo ricondotta all’oggi. È vero, la storia non si ripete e non siamo di fronte a squadracce armate di manganello e olio di ricino. Quindi? Forse che slogan autoritari, proclami e scelte di impronta chiaramente razzista non dovrebbero preoccuparci? Forse che la politica del ministro della paura non dovrebbe destare allarme? Forse che la parola ebreo che è tornata ad essere usata come insulto o gli attacchi di odio feroce verso i rom e gli omosessuali non dovrebbero preoccuparci?
Ebrei, zingari, neri, omosessuali … uno studio attento della storia moderna e contemporanea farebbe balzare immediatamente agli occhi che si tratta di una lista già vista.
Uno studio attento della storia aiuterebbe a comprendere che oggi non si celebra alcun derby e che antifascismo non è sinonimo di comunismo ma di democrazia.
Auspico che all’insegnamento della storia moderna e contemporanea, unico vero antidoto contro l’ignoranza e la superficialità, venga data quanto prima tutta la dignità e l’importanza che merita.
Solo studiando con attenzione quel periodo si può capire che ci fu un momento in cui fu necessario decidere da che parte stare. Per molti antifascisti quel momento è riconducibile all’inizio del ventennio, per altri la scelta si pose all’indomani dell’8 settembre. In tanti decisero di stare dalla parte della Libertà, in tanti combatterono e diedero la vita pensando ad un’Italia libera e democratica. Mentre il re Vittorio Emanuele assieme al maresciallo Badoglio e ad esponenti della casa reale scapparono a Brindisi lasciando il Paese e l’esercito senza guida, in balia dell’odio nazista, mentre i fascisti fedeli a Mussolini e alleati dei nazisti diedero vita alla Repubblica di Salò, ci fu chi si rese protagonista di atti eroici per liberare il nostro Paese dalla guerra e dal nazifascismo con la Resistenza e la Lotta di Liberazione.
Cito solo un episodio, quello di Genova, che vide le truppe naziste arrendersi non alle Forze Alleate ma al Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Remo Scappini.
E ancora: Alcide De Gasperi poté partecipare alla conferenza di pace di Parigi nell’agosto del 1946 senza subire l’onta dei vinti, perché forte della lotta di migliaia di partigiani e partigiane che si erano battuti per un’Italia libera. Portando in quel consesso la rappresentanza dell’Italia migliore.
La storia dell’Italia democratica nasce lì, la nostra Costituzione nasce lì. E il primo insegnamento che ci viene dato è che i diritti o sono per tutti o non sono.
Guardatevi attorno,tra noi ci sono quei ragazzi che nel ‘44 avevano 17 – 18 anni o poco più. Sono anziani e anche un po’acciaccati, ma si riconoscono facilmente perché hanno tutti delle belle facce, perché hanno gli occhi luminosi dei giusti e delle persone per bene.
Dobbiamo essere loro grati e ringraziarli sempre e sempre. Ma il modo migliore per rendere loro il giusto omaggio è non dare mai per scontati ed acquisiti una volta per tutti i diritti sanciti dalla Costituzione e continuare a batterci sempre e sempre perché questi siano davvero diritti di tutti.
Vi lascio con i versi struggenti di Renata Viganò
Ma io vorrei morire anche stasera
e che voi tutti moriste
col viso nella paglia marcia
se dovessi un giorno pensare
che tutto questo fu fatto per niente
Buon 25 aprile a tutti e a tutte!