C O M U N I C A T O S T A M P A
Quello che è andato in onda sul TG regionale dell’Emilia-Romagna non può definirsi informazione, meno che mai può definirsi servizio pubblico.
Quello che è andato in onda – per ben due volte e quindi non si può certo parlare di una svista – è solo apologia di fascismo, un reato secondo l’art. 4 della Legge Scelba. Non sono stati espressi giudizi né commenti, il fascismo non è stato ricondotto ad alcun contesto storico: solo microfoni aperti e professioni di fede. Ancora una volta occorre ricordare che la nostra Costituzione, punto di riferimento per la RAI e per ogni servizio pubblico, nasce dai valori della Resistenza che il fascismo ha combattuto e vinto.
Conforta solo in parte la presa di distanza – tardiva – da parte della direzione RAI.
Auspichiamo che quanto prima venga fatta chiarezza e verificate le responsabilità, confidando di poter continuare a contare su un servizio pubblico degno di questo nome.