Memoria e Antifascismo

L’intervento della presidente Cocchi per l’ottantesimo della Liberazione

By 25 Aprile 2025 No Comments

Buongiorno e grazie per essere intervenuti così numerosi a festeggiare l’80esimo Anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo.

Io quel 25 aprile 1945 non c’ero. Non potevo esserci non essendo ancora nata.
Anzi, non so neanche se i miei genitori si conoscessero.

Sono, infatti, la prima presidente dell’Anpi provinciale di Bologna a non aver preso parte alla Resistenza.

Rappresento l’Anpi, quindi, pur non essendo stata partigiana.

Ho avuto, però, la fortuna di conoscere tanti partigiani e tante partigiane

che invece quel giorno c’erano e che in quei lunghi, lunghissimi, 18 mesi hanno combattuto e sofferto, corso rischi inimmaginabili.

Ho avuto l’enorme privilegio di conoscerli e di guardarli negli occhi. Di guardare quegli occhi che avevano visto, di toccare quelle mani che avevano sparato, che erano state legate, che erano diventate rosse per i geloni;

ho accarezzato quelle spalle che avevano trovato riposo nei fienili o su un sasso.

Ho avuto la fortuna di ascoltare le loro testimonianze, di confrontarmi con i loro pensieri, di conoscere le loro speranze, di condividere le loro amarezze,

di provare anche solo ad immaginare la loro paura, la fame, il freddo e, attraverso i loro racconti, ho potuto sognare la festa, il sollievo, la gioia e la speranza di quel fantastico 25 aprile di 80 anni fa quando, finalmente, l’Italia è tornata ad essere di nuovo libera.

È certo che la guerra sarebbe stata vinta comunque dalle forze alleate anche senza i partigiani; tuttavia, la Resistenza ha permesso al popolo italiano di riscattarsi davanti al mondo, ha dimostrato che c’è sempre un’alternativa possibile alla rassegnazione. Per questo continua ad essere e sarà sempre un esempio luminoso.

L’anagrafe è purtroppo impietosa e molti di loro non ci sono più.

Nel dopoguerra sono stati venditori ambulanti e avvocati, sarte e maestre, taxisti e operai, pensionati, sindacalisti e attivisti politici, impegnati nel volontariato … hanno ricoperto tanti ruoli ma non hanno mai smesso di essere partigiani.

Quei 18 mesi hanno segnato per sempre la loro esistenza.

Sono stati i mesi più importanti delle loro vite.

Sono stata fortunata perché conoscerli mi ha permesso di comprendere le ragioni della scelta che li portò, spesso giovanissimi, a sfidare la morte, ad essere incarcerati, torturati, esiliati.

Alla base di quella scelta, che a molti costò la vita, c’era il desiderio di un mondo più giusto e migliore e c’erano, soprattutto, due parole: pace e libertà.

Permettetemi una piccola digressione, perché parlare di libertà a Bologna significa anche andare molto lontano,

alle nostre origini. La parola Libertas, infatti, campeggia nello stemma a ricordo di quando nel 1256 il libero comune riscattò gli schiavi, liberandoli senza fare, tra l’altro, distinzioni di prezzo tra uomini e donne.

Mi piace vedere un filo che lega il nostro stemma alle bandiere delle brigate partigiane su Palazzo d’Accursio, passando per la mostra di quadri di Antonella Cinelli allestita nella manica lunga, per finire alle gigantografie affisse nelle porte, come a voler simboleggiare un ideale, bellissimo abbraccio di Bologna ai suoi partigiani e alle sue partigiane: combattenti, appunto, per la Libertà.

La Libertà che avevano in mente i nostri cari partigiani e le nostre care partigiane era sicuramente la libertà dall’oppressione.

Lottarono per un Paese finalmente governato da diritti acquisiti e non da privilegi accordati, fondato anche su obblighi e doveri. Non era certo la libertà di fare quello che si vuole in spregio alle regole, quella a cui pensavano.

La Libertà era pensata come il fondamento di un sistema democratico.

Desideravano la pace e avevano in orrore la guerra ma combatterono, impugnarono le armi, usarono gli esplosivi.

Non è una contraddizione: la posta in gioco era troppo alta. Si sono battuti, infatti, per un mondo di pace nel quale la parola guerra sarebbe stata bandita.

Un mondo più giusto perché senza giustizia sociale la pace da sola non basta.

E il 25 aprile 1945 hanno potuto celebrare la loro vittoria ma oggi, a distanza di 80 anni da quel fantastico giorno di festa, constatiamo con dolore che resta ancora molto da fare. Sia in termini di libertà e di diritti che di pace e di giustizia sociale.

Attualmente – a seconda delle fonti – si contano nel mondo dai 56 agli oltre 60 conflitti in atto. Di troppi di questi non se ne parla nemmeno.

Come in ogni guerra le vittime sono sempre i civili e tra questi le migliaia di bambini nei confronti dei quali è stato commesso il crimine più odioso:

sono state rubate loro l’infanzia, l’innocenza, la gioia di vivere, la fiducia, i sorrisi. Ci sono bambini che nel corso della loro esistenza non hanno mai vissuto nemmeno un giorno di pace, che hanno visto la morte e l’orrore, che soffrono la fame e il freddo, le malattie.

E il pensiero va a Gaza e alla martoriata terra palestinese dalla quale arrivano solo le immagini filtrate dall’esercito israeliano essendo vietato ai giornalisti internazionali l’accesso ed essendo stati uccisi, ad oggi, ma il conto potrebbe essere al ribasso,

211 giornalisti palestinesi. Se fosse possibile avere accesso ad un’informazione libera – e ringrazio le redazioni dell’Avvenire e del Manifesto –

potremmo vedere i cadaveri dei bambini, le mutilazioni, lo stato di inedia dovuto a fame e sete. Nell’indifferenza del mondo …

Permettetemi un pensiero per Papa Francesco e di esprimere tutto il cordoglio mio personale e di tutta l’Anpi di Bologna. Con lui se ne è andato il difensore dei più deboli, con lui si è spenta la voce più limpida e autorevole,

quella che non si è mai risparmiata per la difesa della pace. Chi ora saprà chiedere la pace con la stessa forza e la stessa autorevolezza?

Voglio rendergli omaggio dedicandogli l’articolo 3 della Costituzione “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…” Nessuno come lui, ha fatto proprie queste parole, schierandosi. E, se è vero che partigiano significa anche scegliere di stare da una parte, ecco che Papa Francesco può onorarsi a pieno titolo della qualifica di partigiano.

Fa buon viaggio uomo di pace.

Sarebbe sufficiente anche una minima percentuale di quanto si spende in armi per affrancare il mondo dalla fame e dalla sofferenza.

Anche solo per questo l’Anpi sarà sempre dalla parte della pace e contro ogni guerra.

In molti Paesi del mondo, nemmeno troppo lontani da noi, libertà che qui diamo per scontate non lo sono affatto, contemporaneamente assistiamo ogni giorno ad un lento sgretolamento di diritti che credevamo acquisiti.

Si penalizza la libertà di manifestare, anche in modo non violento, colpendo in questo modo soprattutto i giovani e le ragazze che sembrano essere gli unici davvero consapevoli della dimensione e della gravità della crisi climatica.

Il lavoro, il fondamento della nostra democrazia, è troppo spesso precario, in nero, in mano al caporalato, malpagato al punto che ci sono persone povere seppur occupate,

talmente poco sicuro da essere spesso mortale. I dati aggiornati al mese di febbraio ci dicono che sono 138 i morti sul lavoro nel 2025. Un dato che si commenta da solo: non sono tragiche fatalità, non sono morti bianche. E, a proposito di queste espressioni false, ricordo che nel 2024 l’Italia è scesa al 46° posto nel mondo circa la libertà di stampa, un peggioramento di cinque posizioni rispetto all’anno precedente. Non vedo miglioramenti in questa prima parte di anno.

E circa la giustizia sociale come commentare i dati ISTAT che ci dicono che il 23,1% della popolazione italiana è a rischio povertà e di esclusione sociale? Di questi 1 milione e 295mila sono minori. Ancora una volta sono i piccoli e i fragili i più colpiti. Sono molte le persone che hanno smesso di curarsi perché non riescono a sostenere la spesa di una sanità sempre più privatizzata.

C’è molto da fare perché il sacrificio compiuto durante la Lotta di Liberazione non risulti vano, per rendere ai partigiani il giusto onore, per far sì che onorarne la memoria non sia solo un rito.

L’Anpi è impegnata ogni giorno a difesa della Costituzione e per diffondere la conoscenza e la memoria di un periodo troppo spesso trascurato nei programmi scolastici.

Un impegno importante, considerando i troppi tentativi di riscrittura della storia a cui ci tocca di assistere.

Non solo. Non si contano le innumerevoli iniziative promosse dall’Anpi su tutto il territorio provinciale per celebrare questo anniversario: pubblicazione di libri, mostre, incontri, trekking sui luoghi della Resistenza. Crediamo molto anche nel linguaggio dell’arte per far vibrare le corde delle emozioni. Perché, quando ci si emoziona le cose si capiscono di più e meglio.

Naturalmente non basta. Innanzitutto, bisogna non arrendersi mai.

Lo dico soprattutto ai più giovani ai quali stiamo rubando la speranza, non solo per un mondo più giusto, ma anche per la loro personale prospettiva di vita. D’altra parte, se il lavoro non c’è o è precario, se le case non ci sono o costano troppo, è davvero difficile se non impossibile pensare ad un progetto di vita che possa prevedere una famiglia e dei figli, affrancarsi quindi dai genitori.

Non arrendersi significa continuare a battersi con la consapevolezza che nessuno si batterà al vostro posto, significa ostinarsi a riempire le piazze superando la comodità dei social e del web perché da soli non si va da nessuna parte e partecipare, nelle forme e nelle modalità che riterrete più opportune, alla vita democratica.

Partecipare di persona, spendersi direttamente. Se non vi piacciono i partiti, le associazioni di volontariato attive in qualunque ambito, sono lì pronte ad accogliervi a braccia aperte.

Tra queste l’Anpi sarà sempre in prima fila.

Libertà è partecipazione ed impegno perché non è vero che tanto non cambia mai niente. Le cose stanno cambiando, eccome se stanno cambiando e stanno cambiando in peggio al punto che sono state coniate parole nuove come democratura, al punto che partiti e movimenti di chiara matrice fascista condizionano la vita democratica di tanti paesi.

Riempire le piazze, impegnarsi attivamente facendo dell’antifascismo una militanza quotidiana e non rinunciare al diritto di voto.

Chi non vota non conta niente.

Non c’è uno spicchio del Parlamento destinato a chi non vota.

I seggi si distribuiscono tra i voti validi.

So bene che molti di voi pensano che anche il voto non conti niente. Scegliete il partito che vi sembra più vicino senza aspettare di trovare quello ideale.

Il voto è importante, è l’arma più potente. È vero, so già quali sono le vostre obiezioni, che giorno dopo giorno, goccia dopo goccia assistiamo impotenti all’erosione delle libertà democratiche. Ma certe cose vanno fatte a prescindere, perché è giusto farle, anche se l’avversario ci sembra invincibile anche se le condizioni ci sembrano difficili.

Perché, come hanno sempre risposto i partigiani alla domanda precisa sul perché della loro adesione alla Resistenza: perché, semplicemente, andava fatto.

Viva la Resistenza e buon 25 Aprile!