Il recente attacco neofascista, omofobo e transfobico organizzato da un gruppo di adulti per colpire l’iniziativa online del Gruppo Trans di Bologna e del Gruppo Trans di Arcigay Gioconda di Reggio Emilia rappresenta un inaccettabile segnale di attacco alle libertà democratiche e costituisce un grave allarme che non può né deve essere ignorato.
Questo zoombombing, un tipico attacco sulle piattaforme digitali, l’ultimo di una serie di recenti episodi dagli analoghi caratteri violenti ai danni della comunità lgbtq+, rappresenta la prevaricazione violenta usata come metodo di affronto, più che di confronto, da questi soggetti antidemocratici. In questo caso l’incursione risulta aggravata dalla identificazione nei simboli e negli ideali nazifascisti, espressi con minacce di morte, insulti omofobi, simboli nazisti e sigle neofasciste.
Da tempo si sollecita una riflessione sulla nostra democrazia e sulle radici antifasciste della nostra Costituzione, che rappresentano le basi imprescindibili per la realizzazione dei diritti di tuttə, che oggi deve necessariamente considerare anche lo spazio della rete e dei social.
Questa violenza rappresenta un fatto gravissimo che le ANPI provinciali di Bologna e di Reggio Emilia denunciano e per la quale esprimono la piena solidarietà al Gruppo Trans Bologna APS e al Gruppo Trans di Arcigay Gioconda Reggio Emilia APS.
Bologna – Reggio Emilia 11 febbraio 2021
I FATTI
Nella serata di lunedì 8 febbraio il Gruppo Trans Bologna ed il Gruppo Trans di Arcigay Gioconda Reggio Emilia avevano organizzato un incontro di socializzazione trasmesso in diretta sulla nota piattaforma Zoom.
Ad inizio della discussione, che prevedeva un confronto con vari contributi personali è avvenuta la incursione nel collegamento online di un gruppo di adulti che, con minacce di morte, simboli nazifascisti e insulti omofobi e transfobici, hanno interrotto violentemente l’iniziativa prevaricando uno spazio inclusivo di libero confronto e facendo temere per la sicurezza delle persone trans* collegate, che erano collegate con videocamra attiva e nome, quindi identificabili dagli aggressori.
Purtroppo, non è stato un caso isolato ma l’ultimo sviluppo di una serie di azioni sempre caratterizzate espressioni violente e da insulti omofobi.