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Donne mai “a disposizione”

By 22 Ottobre 2009 No Comments

Le donne dell’ANPI –donna il due giugno partigiane e antifasciste – hanno aderito all’appello “Quell’uomo ci offende, fermiamolo” ricordando “con forza il contributo decisivo delle donne alla Resistenza per la conquista della democrazia, dell’eguaglianza e della libertà nel nostro Paese”.

Scritto da tre donne (una filosofa, una giornalista e una politologa), l’appello mentre scriviamo ha superato quota 100.000 firme; le firme arrivano dalle scene dei teatri, dalle aule delle università, dal sindacato, dal mondo della letteratura, dall’universo dei blog… tante (diverse migliaia) inviano anche foto in cui ci “mettono la faccia”, dichiarandosi “più intelligenti che belle” o “belle e intelligenti come la Bindi” o ancora avvertendo che sono “donne non a disposizione”.

 

Tra le adesioni sono tantissime quelle di donne che si sono distinte nel loro campo di lavoro e pensiero e  la cui sola presenza ricorda il contributo decisivo delle donne alle arti, alla società, al pensiero, alla cultura  di questo paese: Margherita Hack, Lidia Ravera, Inge Feltrinelli, Emma Dante, Mina Welby, Gae Auelenti, Anna Bonaiuto, Serena Dandini, Ilaria D’Amico, Lucia Poli, Susanna Camusso, Dori Ghezzi, Elvira Sellerio, Carmen Consoli, Margaret Mazzantini, Lucia Annunziata, Michelle Hunziker, Angela Finocchiaro, Lella Costa, Franca Valeri, Fiorella Mannoia, il Coordinamento delle donne dell’Arci nazionale… potremmo andare avanti ancora a lungo ma ciò che conta soprattutto sono le decine di migliaia di firme di donne “normali”, (tra le quali quella di chi scrive :-] )

Certo, una cosa che fa riflettere è che Michela Marzano, Barbara Spinelli e Nadia Urbinati, le autrici dell’appello, vivono e lavorano tutte all’estero: ci voleva un po’ di “distanza” per avere uno scatto di reazione concreta? Comunque sia, le donne in Italia stanno rispondendo forte e chiaro!

Di seguito il testo dell’appello, che può essere sottoscritto sul sito di Repubblica.

quest’uomo offende noi donne fermiamolo

È ormai evidente che il corpo della donna  è diventato un’arma politica di capitale importanza, nella mano del Presidente del consiglio.

È usato come  dispositivo di guerra contro la libera discussione, l’esercizio di critica, l’autonomia del pensiero. La donna come lui la vede e l’anela è avvenenza giovanile, seduzione fisica, ma in primissimo luogo è completa sottomissione al volere del capo.

È lì per cantare con il capo, per fare eco al capo, per mettersi a disposizione del capo, come avviene nelle fiere promozionali o nei dispotismi retti sul culto della personalità.

Le qualità giudicate utili per gli show pubblicitari si trasformano in doti politiche essenziali, producendo indecenti confusioni di genere: ubbidienza e avvenenza diventano l’indispensabile tirocinio per candidarsi a posti di massima responsabilità.

Diventano il burqa gettato sul corpo femminile, per umiliarlo sulle scene televisive e tramutarlo in  arma che ferisce tutti  e tutto.

Contro questa cretinizzazione delle donne, della democrazia, della politica stessa, protestiamo. Quest’uomo offende le donne e la democrazia. Fermiamolo.

Michela Marzano
Barbara Spinelli
Nadia Urbinati

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