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Il Presidente dell’ANPI Nazionale risponde all’appello di Articolo 21 e Libertà e Giustizia

By 21 Aprile 2011 No Comments

Il Presidente Nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia, ad Articolo 21 e Libertà e Giustizia:

“Ci avevano abituati (ma non rassegnati) al continuo disprezzo delle regole ed era già grave. Ma ora si sta passando (e forse si è già passato) ogni limite. I continui attacchi alla Costituzione ed alle Istituzioni di garanzia, che provengano dall’alto o si presentino come iniziative individuali (alle quali, peraltro, molti non credono) non solo creano un clima sempre più deteriore, ma fanno precipitare il sistema di regole fondamentali garantite dalla Costituzione verso una pericolosa deriva.

Le più recenti manifestazioni (gli insulti alla Magistratura ed alla Corte Costituzionale, l’insofferenza verso il Presidente della Repubblica, la proposta di abrogazione della XII disposizione transitoria, così come il progetto di riforma, nientemeno, dall’art. 1 alla Costituzione) non possono essere più tollerate e richiedono una compatta manifestazione di resistenza, un grande sussulto di orgoglio, un forte impegno di tutti a difesa dei valori cui si fonda la nostra Repubblica democratica.

Si sveglino le coscienze inquiete. Bando ad ogni rassegnazione. Si facciano sentire le voci di quanti, in silenzio, trovano insopportabile una situazione del genere. Si faccia, insomma, sentire, con forza una volontà popolare unitaria di rigetto di questo pericoloso tentativo di spingerci verso soluzioni autoritarie e populiste.

A tutti chiediamo un maggior impegno nella vita di tutti i giorni, nello svolgimento delle singole funzioni della vita democratica, ma anche nei grandi momenti  della vita del nostro Paese. Il 25 aprile, Festa della Liberazione, è l’occasione per levare alto un grido di ripulsa e di protesta,  e al tempo stesso di impegno. Da tutte le piazze d’Italia emerga con chiarezza la forza della democrazia e la volontà popolare di salvaguardarla, proprio nel momento in cui ricordiamo i tanti caduti per la Libertà, che certo non sognavano un Paese come questo”.

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