
Da oltre un secolo il popolo palestinese occupato resiste ad un costante processo di colonizzazione belligerante per difendere il suo diritto ad esistere e determinare liberamente il suo futuro nella sua terra, la Palestina. Se l’occupazione coloniale pretende eliminare la presenza fisica e il discorso del popolo originario, la parola, il racconto, la letteratura e la poesia diventano una forma essenziale di resistenza anticoloniale. La poesia “Se dovessi morire”, scritta da Refaat Alareer prima di essere assassinato durante il genocidio di Gaza, è un simbolo ed un’affermazione di questa resistenza poetica. Scrivendo e raccontando le sue storie, soprattutto in inglese, il popolo occupato, il soggetto oppresso si riappropria del suo diritto di parola, e rompe il silenzio simbolico che gli viene imposto dall’occupante in chiave letteraria ed universale. Il podcast multilingue della poesia “Se dovessi morire” sintetizza la nostra empatia e la nostra solidarietà col popolo palestinese e coi suoi poeti che difendono la vita e la dignità umana. Recitando la poesia di Refaat nel maggior numero possibile di lingue del mondo, finora 234, coloro che partecipano in questo podcast multilingue rendono omaggio e riconoscimento alla parola e alla memoria del popolo palestinese e condannano in modo universale le pratiche di occupazione coloniale, discriminazione razziale, apartheid, pulizia etnica e genocidio che questo popolo subisce contro il diritto e la giustizia internazionale.
Maurizio Montipó Spagnoli
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Se dovessi morire
Refaat Alareer (1979-2023)
Tradotta dall’inglese all’italiano da Maurizio Montipò Spagnoli
Se dovessi morire,
tu devi vivere
per raccontare la mia storia
per vendere le mie cose
per comprare un pezzo di stoffa
e qualche filo,
per farne un aquilone
(Fallo bianco con una coda lunga)
cosicché un bambino,
da qualche parte a Gaza
guardando il cielo negli occhi
In attesa di suo padre che
se ne andò in una fiamma –
senza dare l'addio a nessuno
nemmeno alla sua carne
nemmeno a se stesso –
veda il mio aquilone,
l'aquilone che tu mi hai fatto
volare lassù in alto
e pensi per un momento
che un angelo sia lì
a riportare amore.
Se dovessi morire,
fa che porti speranza,
fa che sia una storia.
S’ avéss da murîr
Tradotto in dialetto bulgnaiṡ/bolognese da Marta Proni
S’ avéss da murîr,
té t è da vîvèr
par cuntèr la mî stòria,
par vànnder i mî quî,
par cunprèr un pèz ed stòfa
e quèlc fîl,
par fèr un acuilån
(fàl bianc con una cô lónga)
acsé un fangén
da una quèlca pèrt a Gaza,
guardànd al zîl,
int i ûc,
intànt cl aspèta sô pèder
ch al s n andé int una fiâma,
sänza dèr l adío a inción,
gnanc a la sô chèren,
gnanc a sé stass,
al vadda al mî acuilån,
l acuilån che
té t a m’è fât
vulèr là só in èlt
e té t päns pr un mumänt
che un ànżel al séppa lé
a turnèr a purtèr amåur.
S’ avéss da murîr
fà ch’al pôrta speranza
fà ch’al séppa una stòria