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In solidarietà col popolo palestinese – Podcast memoriale «Se dovessi morire»

By 15 Ottobre 2025 No Comments

Da oltre un secolo il popolo palestinese occupato resiste ad un costante processo di colonizzazione belligerante per difendere il suo diritto ad esistere e determinare liberamente il suo futuro nella sua terra, la Palestina. Se l’occupazione coloniale pretende eliminare la presenza fisica e il discorso del popolo originario, la parola, il racconto, la letteratura e la poesia diventano una forma essenziale di resistenza anticoloniale. La poesia “Se dovessi morire”, scritta da Refaat Alareer prima di essere assassinato durante il genocidio di Gaza, è un simbolo ed un’affermazione di questa resistenza poetica. Scrivendo e raccontando le sue storie, soprattutto in inglese, il popolo occupato, il soggetto oppresso si riappropria del suo diritto di parola, e rompe il silenzio simbolico che gli viene imposto dall’occupante in chiave letteraria ed universale. Il podcast multilingue della poesia “Se dovessi morire” sintetizza la nostra empatia e la nostra solidarietà col popolo palestinese e coi suoi poeti che difendono la vita e la dignità umana. Recitando la poesia di Refaat nel maggior numero possibile di lingue del mondo, finora 234, coloro che partecipano in questo podcast multilingue rendono omaggio e riconoscimento alla parola e alla memoria del popolo palestinese e condannano in modo universale le pratiche di occupazione coloniale, discriminazione razziale, apartheid, pulizia etnica e genocidio che questo popolo subisce contro il diritto e la giustizia internazionale.

Maurizio Montipó Spagnoli

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Se dovessi morire
Refaat Alareer (1979-2023)
Tradotta dall’inglese all’italiano da Maurizio Montipò Spagnoli

Se dovessi morire,
tu devi vivere
per raccontare la mia storia
per vendere le mie cose
per comprare un pezzo di stoffa

e qualche filo,
per farne un aquilone
(Fallo bianco con una coda lunga)
cosicché un bambino,
da qualche parte a Gaza
guardando il cielo negli occhi
In attesa di suo padre che
se ne andò in una fiamma –
senza dare l'addio a nessuno
nemmeno alla sua carne
nemmeno a se stesso –
veda il mio aquilone,
l'aquilone che tu mi hai fatto
volare lassù in alto
e pensi per un momento
che un angelo sia lì
a riportare amore.
Se dovessi morire,
fa che porti speranza,
fa che sia una storia.

 

S’ avéss da murîr

Tradotto in dialetto bulgnaiṡ/bolognese da Marta Proni

S’ avéss da murîr,

té t è da vîvèr

par cuntèr la mî stòria,

par vànnder i mî quî,

par cunprèr un pèz ed stòfa

e quèlc fîl,

par fèr un acuilån

(fàl bianc con una cô lónga)

acsé un fangén

da una quèlca pèrt a Gaza,

guardànd al zîl,

int i ûc,

intànt cl aspèta sô pèder

ch al s n andé int una fiâma,

sänza dèr l adío a inción,

gnanc a la sô chèren,

gnanc a sé stass,

al vadda al mî acuilån,

l acuilån che

té t a m’è fât

vulèr là só in èlt

e té t päns pr un mumänt

che un ànżel al séppa lé

a turnèr a purtèr amåur.

S’ avéss da murîr

fà ch’al pôrta speranza

fà ch’al séppa una stòria

Maurizio Montipó Spagnoli è ricercatore di CEIPAZ (Centro di Educazione e Ricerca per la Pace) e membro di DEMOSPAZ, l’Istituto per i Diritti Umani, la Democrazia, la Cultura di Pace e Non Violenza dell’Università Autonoma di Madrid (UAM). È Specialista in Instituzioni e Politiche di Tutela dei Diritti Umani (Università di Padova), master in Scienze Politiche (Università di Bologna), Mediazione e Gestione dei Conflitti, Tecniche e Metodi di Ricerca Applicata ai Servizi Sociali (Università Complutense di Madrid). Ha lavorato in numerosi paesi in transizione post conflicto come Ufficiale e Consigliere per i Diritti Umani con organizzazioni non governative e internazionali come l’OSCE, l’Unione Europea e le Nazioni Unite.

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