La camera ardente di Gildo Arno Bugni verrà allestita nella Sala Tassinari di Palazzo d’Accursio venerdì 24 novembre dalle ore 10 alle ore 13
Gildo Bugni, nome di battaglia Arno, era nato a L’Aquila il 2 novembre 1927, si è spento a 96 anni ma poco ci consola la veneranda età. Nessuna come la sua può essere definita vita resistente, tutto della sua biografia racconta di impegno civile, lotta politica e Resistenza, sempre.
Entrato nella Resistenza giovanissimo, d’altra parte cos’ altro avrebbe potuto fare – ebbe modo di dichiarare – un bambino che a 9 anni vede il padre morire per le torture subite dai fascisti?
Entrato come staffetta, militò nella brigata della divisione Modena della quale divenne vicecomandante; rimase ferito durante i combattimenti per la difesa della Repubblica partigiana di Montefiorino. Sfuggito all’eccidio di Cà Berna del 27 settembre 1944, fu catturato il giorno successivo dai tedeschi. Salvato dalla fucilazione per l’intervento di un maresciallo tedesco per essere deportato in Germania riuscì a fuggire un mese dopo. Tornato a Bologna, militò nella 1a brigata Irma Bandiera Garibaldi. Giunse alla Liberazione con il grado di sottotenente.
Come per molti partigiani il periodo della lotta di Liberazione fu anche occasione di crescita culturale e politica. Davvero Gildo Bugni (che nessuno chiamava mai Ermenegildo) ha lottato per un mondo più giusto e migliore e cocente fu, quindi, la delusione quando a guerra finita dovette constatare che circa i diritti a cominciare dai diritti nel lavoro, c’era ancora tantissimo da fare. Presto fu licenziato dalla fabbrica in cui lavorava come operaio perché protestava per le condizioni malsane dell’ambiente in cui lavorava. Fu definito “bolscevico, nemico del padrone, pericoloso per tutte le democrazie occidentali” qualifica che gli impedì di trovare qualunque altro impiego e che lo costrinse ad arrangiarsi come venditore ambulante.
Ha proseguito il suo impegno politico nel PCI e per l’Anpi ha svolto a lungo il ruolo di segretario provinciale.
Bologna perde una persona preziosa e l’Anpi perde un caro amico io, ha dichiarato Anna Cocchi, perdo un punto di riferimento, un maestro su cui ho sempre potuto contare.