Lo ripetiamo nuovamente con maggior vigore: è necessario che la coscienza democratica del Paese, in ogni sua componente, utilizzi tutte le sue forze per mantenere integre le conquiste che innervano la Repubblica e la Costituzione frutto – e non semplice modo di dire – della Lotta di Liberazione. Con maggior vigore perché dai precedenti tentativi subdoli si va manifestando una ormai evidente azione di sgretolamento della impalcatura che sostanzia il vivere civile in Italia. In queste pagine ed in ogni occasione, dagli incontri a vario titolo alle iniziative solenni, l’ANPI ha costantemente avvertito della pericolosità di atti, provenienti dalla destra politica (ma in taluni casi anche di ben individuati ambiti industriali) tesi ad indebolire la coesione sociale con l’obiettivo di colpire le conquiste citate prima.
Veniamo al sodo. Il proposito ultimamente fatto scivolare dal Governo con una forte dose di ambiguità (a mo’ di sondaggio preventivo per vederne l’effetto a livello di opinione pubblica) segna una tappa di assoluto allarme.
Mi riferisco al proposito di mettere all’angolo tre date – il 25 Aprile, il 1° Maggio, il 2 Giugno – che appartengono al patrimonio basilare della nostra democrazia repubblicana. Ognuna di esse segna il percorso faticoso, da 150 anni a questa parte
(lo abbiamo voluto sottolineare anche con la mostra documentaria allestita nello stand dell’ANPI al Parco Nord, ospitata dalla Festa de “L’Unità”, come da tradizione), per fare l’Italia unita, libera, nella quale tutti possano sentirsi cittadini con pieni diritti, come dice, infatti, un preciso articolo della Costituzione.
Giova ripetere che tale percorso è segnato da sacrificio e sangue? Si che giova: lo ripeteremo sempre affinché i tentativi di denigrazione, di smantellamento, siano decisamente rintuzzati e sconfitti. L’Italia, durante una prima parte dell’arco costituzionale suddetto, è stata trascinata in avventure belliche disastrose che l’hanno impoverita, acuito la miseria, privata della libertà. Le date oggi sotto attacco rappresentano – insisto – aspetti significativi della lotta, mi si lasci passare il termine, di redenzione. Che senso ha, quindi, spacciare la diminuzione dell’importanza di esse con l’idea di ridurre gli sprechi, indotti dai “ponti” nell’attività lavorativa?
È semplicemente un pretesto penoso che respingiamo nettamente, unendoci ai settori politici e culturali i quali già hanno preso posizione e che auspichiamo si estendano ancora di più.
Colgo anzi l’occasione per tornare su un punto che ci preme mettere vieppiù in risalto, il quale fa ben parte del tema che stiamo dibattendo: è quello dell’indecente proposito – anch’esso ideato dalla destra politica – di parificare con lo strumento giuridico e parlamentare gli ex combattenti della Resistenza e dell’esercito di liberazione, vale a dire gli autentici artefici sulle posizioni più avanzate della lotta per la democrazia. A questo proposito opponiamo ogni nostra energia (si veda dalla pagina seguente), così come invitiamo tutte le espressioni istituzionali a prendere posizione con atti ufficiali, affinché tutti i cittadini siano edotti della necessità di mobilitarsi per far fallire tale obiettivo.
Debbono sapere pienamente ciò che accade nel Paese il mondo della scuola, pesantemente penalizzato da misure governative intollerabili; il mondo dell’associazionismo, per tanti versi sensibile e generoso; il mondo del lavoro, verso il quale si esercita l’insidia della frammentazione.
Ed al mondo del lavoro dedichiamo una particolare attenzione vedendo che il pericolo della frammentazione non è solo di carattere sindacale, bensì coinvolge l’ambito generazionale, poiché si tenta di creare conflitto tra giovani che stentano a guadagnare una possibilità di occupazione, lavoratori in attività, pensionati.
È una manovra miserabile, volta come quella più ampia che ho citato, a distruggere le conquiste per le quali molti di noi si sono battuti in gioventù e che riguardano anche i tanti che oggi hanno l’età nostra di allora. In sostanza, no al disegno della destra di annientare il 25 Aprile (ma il presidente attuale del Consiglio, dopo avere ignorato la ricorrenza, non aveva attuato la sceneggiata ad Onna terremotata indossando il fazzoletto tricolore della Brigata Maiella?), e con esso il 1° Maggio ed il 2 Giugno.
Sono date – sottolineiamolo assieme – basilari della democrazia.
questo articolo, scritto dal Presidente dell’ANPI provinciale di Bologna, è l’editoriale del nuovo di settembre di Resistenza. Per leggerlo online o scaricarlo, clicca qui