Con questo numero inizia una nuova fase per la rivista dell’ANPI provinciale. Abbiamo mantenuto la vecchia testata, ma aggiunto un sottotitolo che condensa gli obiettivi che ci proponiamo. Vogliamo infatti testimoniare sia la continuità con il passato, sia un approccio nuovo con la realtà di oggi, con i problemi che la stessa evidenzia.
I cittadini possono trovare in queste pagine uno strumento di partecipazione e confronto sui temi che interessano la nostra collettività nazionale e locale e una motivazione per contribuire alla nostra azione. Le pagine dedicate alla vita associativa offrono informazioni, analisi e indicazioni di lavoro, scambi di esperienze e comunicazioni sulla vita dell’ANPI.
Ricordare le vicende del passato non deve essere solo un esercizio di memoria, ma un modo per analizzare e comprendere i processi attraverso i quali si è determinata l’affermazione, quasi un secolo fa, dei fascismi in Europa. E capire in che modo le forze democratiche si sono attrezzate per restituirci la Libertà. Ci sono dei passaggi in quelle esperienze che possono essere di insegnamento anche oggi. Ad esempio come è stato possibile che le varie Repubbliche partigiane, anche nei pochi giorni in cui sono esistite, abbiano saputo dimostrare una capacità di governo, una maturità che sorprende se la valutiamo con attenzione. Eppure si veniva da un ventennio in cui i protagonisti di quelle esperienze erano stati tenuti lontani dalla gestione di ogni istanza centrale o decentrata dello Stato. Evidentemente assieme alla lotta armata si era attuata anche una elaborazione politica e sociale per prepararsi al dopo; cioè, si ragionava in termini di lungo periodo, di strategia politica e non solo militare. E questa è maturità. Del resto il salvataggio di quasi tutto l’apparato produttivo nel Nord, anche nel frangente dell’insurrezione generale, conferma l’esistenza di un disegno organico, di una funzione dirigente di cui gli stati maggiori della Resistenza si fecero carico e di una coerente attuazione a livello locale.
Un altro importante elemento, su cui meditare, è la capacità di elaborazione di una politica delle alleanze che ebbe l’effetto di raccogliere tutte le potenzialità, che in quel momento si potevano esprimere nel Paese, al fine di dare corpo alla Resistenza e alla guerra partigiana. Ma contiene anche un indicazione per il presente: le alleanze vanno determinate sia in funzione dell’avversario che si ha di fronte, sia delle condizioni oggettive e soggettive del momento.
Pensiamo sia necessario approfondire le vere ragioni delle crisi economica e sociale attuali, riflettere sulla globalizzazione e sui suoi effetti economici e sociali, sui nuovi proletari. Dobbiamo riflettere sui rischi insiti nella attuale situazione socio-economica; sul fenomeno del forte aumento dei ceti medi negli ultimi sessanta anni, sulla loro attuale situazione di forte difficoltà e sui pericoli che ne derivano se non si saprà dare un giusto sbocco politico ai loro problemi. E poi, ancora, sulle attuali forme della democrazia che si dimostrano insufficienti e non in grado di garantire lo sviluppo equilibrato delle società; sul diffondersi di posizioni conservatrici e reazionarie in molti Stati d’Europa in relazione alla crisi e ai flussi migratori. Sulla personalizzazione della politica quale frutto avvelenato della fine delle ideologie. Sulla frantumazione della politica. Sui partiti liquidi. Sull’accentramento dei poteri dello Stato in capo all’esecutivo. Sullo svuotamento delle istituzioni locali. Sul referendum costituzionale.
Questi sono i temi che intendiamo sviluppare attraverso la rivista e su di essi diamo appuntamento ai lettori
La Redazione
dal numero di novembre di “Resistenza e Nuove Resistenze”