Perché mi sono iscritta all’A. N. P. I.? Perché amo la libertà. Perché voglio difenderla, perché senza di essa non è vita.
L’attuale momento storico sembra farci rivivere un passato che vorremmo sepolto, con le migliaia di vite che la dittatura fascista ha soppresso.
I miei genitori hanno vissuto tutto l’orrore del ventennio fascista, e in casa si parlava di come ogni cosa fosse sottoposta a controllo, come fosse indispensabile essere tesserati; come fosse obbligatorio prendere parte a manifestazioni, <credere, obbedire> e infine, <combattere>. Sembra impossibile che tanti ancora oggi inneggino a quel passato nefando, e vogliano farlo rivivere. Per questo è necessario riconoscersi in un passato assai diverso che ha visto molti giovani, e non solo giovani, immolarsi non per difendere, non c’era più, ma per far rivivere la libertà. Penso alle molte donne che hanno subito i più crudeli insulti perché noi potessimo avere una vita diversa dalla loro e le ammiro, poiché non so se avrei tale coraggio.
Mio nonno, mutilato della Grande Guerra, ogni sera ascoltava, con grande pericolo, Radio Londra, per continuare a sperare: per lui, per mio padre, costretto, lui pacifista convinto e uomo buono e onesto, per mia madre che non temeva le bombe e odiava i nazisti che portarono via la sua migliore amica, mi sono iscritta all’ A.N.P.I.
Donatella B.
MOTIVAZIONE (studente).
Presi la prima volta la tessera nel 2014, mi pare. Ero all’università già da un paio d’anni e cercavo qualcosa in cui credere. Ogni anno continuo a rinnovarla per ragioni sempre nuove, più passano gli anni e più trovo buoni motivi per farlo.
Solo aderendo all’ANPI ho potuto davvero capire quanto coraggiosa, consapevole e sofferta sia stata la scelta di resistenza e riscatto presa da quei compagni.
Ho potuto incontrare alcuni ribelli di quel tempo (tra tutti E. Bugni, W. Michelini e C. Smuraglia) al sacrificio dei quali non saremo mai sufficientemente grati per il riscatto e la dignità riconquistati a nome dell’intera nazione. Proprio a proposito di questo, negli ultimi tempi sto realizzando quanto la parola patria oggi abusata e deviata dal suo significato, sia tutt’altro che una parola di destra. È invece quello per cui molti giovani decisero di sacrificare la loro vita un tempo. L’attualità dell’ANPI sta nel perpetuo ricordo di quel coraggio, nel trasmetterlo ai più giovani e a tutti quei popoli coi quali oggi conviviamo nel nostro paese, in modo che sappiano da dove veniamo.
JACOPO P.
Presi la prima volta la tessera nel 2014, mi pare. Ero all’università già da un paio d’anni e cercavo qualcosa in cui credere. Ogni anno continuo a rinnovarla per ragioni sempre nuove, più passano gli anni e più trovo buoni motivi per farlo.
Solo aderendo all’ANPI ho potuto davvero capire quanto coraggiosa, consapevole e sofferta sia stata la scelta di resistenza e riscatto presa da quei compagni.
Ho potuto incontrare alcuni ribelli di quel tempo (tra tutti E. Bugni, W. Michelini e C. Smuraglia) al sacrificio dei quali non saremo mai sufficientemente grati per il riscatto e la dignità riconquistati a nome dell’intera nazione. Proprio a proposito di questo, negli ultimi tempi sto realizzando quanto la parola patria oggi abusata e deviata dal suo significato, sia tutt’altro che una parola di destra. È invece quello per cui molti giovani decisero di sacrificare la loro vita un tempo. L’attualità dell’ANPI sta nel perpetuo ricordo di quel coraggio, nel trasmetterlo ai più giovani e a tutti quei popoli coi quali oggi conviviamo nel nostro paese, in modo che sappiano da dove veniamo.
JACOPO P.
Mi iscrivo all’ANPI, ricordando mio padre Rino, ucciso al Cibeno di Fossoli (Carpi) il 12 luglio 1944, per mantenere vive le idee di libertà e di rispetto degli altri che sono proprie dell’essere umano.
Pier Gabriele M.