Non ci si può sottrarre dallo scrivere un ricordo su Ivano, anche se è uno strazio parlare di lui al passato. Specie questa sera, al rientro dalla camera ardente allestita nel suo paese, là dove era voluto tornare a vivere pochi anni fa, lasciando l’appartamento bolognese che stava dietro all’Arena del Sole.
Eravamo in tanti a Bagnacavallo: una folla di gente che l’ha conosciuto, stimato e amato. Attori e registi confusi ai suoi concittadini. E, tutt’attorno, una commozione vera, sincera, generale.
Dietro al feretro, in questa sala che fu l’antico convento di San Francesco, campeggia uno schermo in cui scorrono brani della sua carriera di attore. La sua voce, inconfondibile, ti confonde e ti porta a crederlo lì, come sempre. Gli applausi si susseguono.
Le bandiere dell’ANPI – ai perimetri della sala – ricordano come Ivano sia stato qualcosa di più di un grande attore. Un uomo combattivo, passionale, forte delle proprie convinzioni che erano le stesse di suo padre e della sua famiglia. Un uomo senza ambiguità e incapace di scendere a compromessi.
Gli articoli usciti in queste ore hanno ricordato la sua carriera cinematografica, le esperienze teatrali, il lavoro fatto attorno al dialetto romagnolo, promuovendo al di fuori dei confini provinciali la conoscenza di poeti come Raffaello Baldini o Nino Pedretti.
La lista è lunga e nota; ma di Ivano attore, regista e grande interprete non dirò. Preferisco ricordarlo per la sua straordinaria umanità e la sua non comune umiltà; doti di un vero antifascista.
Ci eravamo visti l’ultima volta a dicembre: tengo la foto di quella serata sulla libreria. Lo rivedo sorridente ancorché stanco. Erika, la moglie, mi ha detto che portava con dignità la sofferenza, pronto sino all’ultimo a donarsi, se per una giusta causa. Non ci sono parole che meglio lo rappresentino.
Ci sono tanti episodi che si affastellano nella mia mente: riunioni di lavoro, cene, impegno politico e ideale. E tanti progetti condivisi: alcuni realizzati, altri rimasti a metà. Mi sembrano tutti importanti, significativi, esemplificativi di come Ivano sia stato e di come abbia vissuto. Tutti meritevoli di essere raccontati. Vere lezioni di un autentico Maestro.
Ma poi, ripensando a oggi, a quella sala Oriani stracolma di gente, mi viene da credere che le lezioni da lui impartite siano state talmente tante da essere già note a tutti. E penso anche che ognuno debba tenersi cari i propri ricordi. Ciò che ha visto e ciò che ha appreso.
Io, per me, tengo salda una lezione: nella vita bisogna sempre crederci e provarci.
Ci mancherai Ivano.
testo di : Mauro Maggiorani