Arrivano sollecitazioni diverse e contrastanti. Chi, deluso e amareggiato per l’esito del voto, ne imputa all’ANPI la responsabilità per essersi schierata per il NO in occasione del referendum costituzionale. Chi, altrettanto deluso e amareggiato, pensa che l’ANPI debba diventare il collante per una nuova coalizione di sinistra, prendendo ad esempio l’ampia gamma di sigle che si sono riconosciute nell’appello “mai più fascismi”. Forse è opportuno fare un po’ di chiarezza su quale è il ruolo dell’ANPI nel contesto politico del nostro Paese.
La prima cosa che deve essere chiara è che la nostra stella polare è la Costituzione. E la Costituzione non è né di destra né di sinistra. È democratica e antifascista. I valori espressi chiaramente nei suoi articoli sono i nostri punti di riferimento. Schierandoci per il NO li abbiamo sostenuti e difesi.
Quanto all’ANPI come collante per una coalizione di sinistra, è bene ricordare che non siamo e non vogliamo essere un’espressione di partito. Tuttavia sentiamo pressante l’urgenza di una rialfabetizzazione antifascista come garanzia di democrazia, per ritrovarsi su un terreno di valori comuni. Perché se questo Paese vuole continuare a essere una democrazia di fatto e non solo sulla carta, deve assumere come propri valori fondanti quelli dell’antifascismo.
Vogliamo diventare una sorta di collante morale, questo sì, per richiamare a una forte assunzione di responsabilità tutte le forze politiche che si dicono antifasciste e da lì avviare una nuova Resistenza, fatta di idee e di visioni per un futuro che non ci veda rassegnati a tutte le forme di ingiustizia che, purtroppo, sembrano caratterizzare così tanto il nostro tempo.
Ripartire dai diritti, dal lavoro, dalla cultura, affinché l’Italia non cada vittima di quello che sta accadendo in altri paesi europei dove sembrano affermarsi egoismo, cinismo, odio e ogni forma di razzismo. Realtà segnate, soprattutto, da uno sguardo obliquo di invidia e cattiveria che va dal penultimo all’ultimo. Incapace di vedere più in alto, dove si trovano davvero le ingiustizie.
Una sfida difficile e impegnativa che ha bisogno dell’impegno di tutti. Occorre che ognuno lavori di più per tornare a essere attenti alle persone, capaci di interpretare problemi e disagi, essere presenze attive e puntuali sui territori e, in questo modo, diventare interlocutori delle forze politiche che si dichiarano antifasciste. Interlocutori portatori di un patrimonio di esperienza e di conoscenza a cui far riferimento per ripartire su basi diverse e migliori, con la consapevolezza che un Paese antifascista e antirazzista è un Paese migliore per tutti anche per chi antifascista non è.
Anna Cocchi