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7ª GAP “Gianni”: l’assalto al carcere di San Giovanni in Monte

By 2 Agosto 2014 No Comments

carcere di San Giovanni in MonteIn occasione del 70° anniversario dell’ardimentosa liberazione dei detenuti, ho voluto ricordare l’avvenimento in memoria di “William” e di tutti i miei compagni che vi hanno preso parte.

Renato Romagnoli “Italiano”

Tra le tante pagine che fanno la storia della 7ª GAP, una in particolare risalta per il suo valore morale, quella del 9 agosto 1944.

Il CUMER (Comando Unico Militare Emilia Romagna) era preoccupato per l’aumento dei partigiani e civili arrestati e detenuti  che troppo spesso diventavano vittime di rappresaglie e di eccidi fini a se stessi. Per questo motivo venne chiesto ai GAP di realizzare un piano per liberare quanti si trovavano nelle carceri di San Giovanni in Monte.

Dopo un attento, anche se veloce, esame degli aspetti organizzativi, al fine di  riuscire ad entrare nel carcere, vigilato all’esterno da agenti dell’ausiliaria, l’escamotage venne individuato come unica possibilità nella finta consegna di partigiani.

Fu deciso quindi di organizzare un gruppo di dodici gappisti, cinque in divisa della brigata nera; tre con l’uniforme tedesca; quattro i presunti prigionieri per realizzare l’impresa. Due automobili, alle dieci di sera, si fermarono davanti all’ingresso ed uno dei “falsi” tedeschi, gridando in quella lingua con tono perentorio, riuscì a farsi aprire il portone esterno ed i militi fascisti di guardia, solleciti dagli incursori, ottennero l’apertura anche del portone interno ed i quattro falsi “prigionieri” vennero spinti in modo brusco entrando nel carcere.

Una volta dentro, rinchiusosi il portone alle spalle, rivelarono il loro vero essere partigiani, intimando ai carcerieri  di aprire velocemente le celle, senza poter scegliere tra detenuti politici e comuni, per questioni di tempo.

A onor del vero, i secondini fecero del loro meglio ad eseguire gli ordini e bastarono una manciata di minuti perché il cortile si riempisse di detenuti.

Ci furono due contrattempi. In un primo momento, all’interno, non si trovava la chiave del portone, ma  una decisa ingiunzione dei partigiani risolse il problema.

L’altra questione riguardava l’esterno del carcere dove i militi fascisti presenti, non avevano fatto storie accettando il disarmo. Successivamente però un fascista, giunto forse per il cambio, fece resistenza e nella colluttazione seguita, ferì in modo grave William prima di essere eliminato.

Il rumore degli spari, per un momento fece temere il peggio; poi con l’apertura del portone i partigiani capirono le ragioni della sparatoria.
Mentre le centinaia di ex prigionieri si allontanavano verso un possibile rifugio, i gappisti caricati sulle auto quattro partigiani ex prigionieri, al posto di quattro di loro che si allontanarono a piedi, si diressero al luogo di partenza, la base clandestina della Bolognina.

Quel giorno la guerra capovolse i termini di svolgimento: diede la vita invece che la morte.


La Brigata Garibaldi 7ª GAP assunse il nome di battaglia di Massimo Meliconi “Gianni” che militava nella stessa formazione partigiana e cadde eroicamente il 15 luglio 1944 dopo ore di combattimento contro i fascisti che lo avevano intercettato in via Oberdan. Esaurite le munizioni, egli si difese lanciando loro delle pietre fino a quando rimase ucciso.
Gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.

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