Attualità

L’insostenibile leggerezza del nemico

By 27 Novembre 2018 No Comments

di Manuele Franzoso

A chi non è mai capitato di incolpare un’altra persona, sollevandosi così da una responsabilità e addossando il proprio fallimento a un “nemico”? Questo puerile discorso può assumere sviluppi più drammatici di quanto pensiamo. Dalla mancanza di lavoro per i tedeschi nelle fabbriche ai rischi di una guerra nucleare, dal crollo delle Torri Gemelle alla disoccupazione italiana. Le colpe sono state date agli ebrei, ai comunisti, ai musulmani e ora agli immigrati. Da qualsiasi angolazione si voglia guardare, la ricerca del nemico fa parte della nostra storia. Recente o remota che sia. I pericoli di degenerazione sono numerosi, e nei tanti libri scolastici se ne sfogliano interi capitoli. Le conseguenze dell’estremizzazione di un’ipotetica minaccia sono nefaste. I più grandi colpi di scena sono avvenuti a seguito di incaute decisioni prese dai vertici politici di uno Stato.

Negli ultimi vent’anni sono stati analizzati e ripresi concetti propri della politologia di un filosofo e giurista tedesco: Carl Schmitt. Egli definiva lo stato di eccezione come una condizione nelle democrazie occidentali dove vi sarebbe una sospensione del diritto qualora l’esistenza dello Stato sia messa in pericolo. Questa interruzione prevede che tutti i poteri agiscano per bloccare il rispetto delle leggi scritte e di dedicarsi al superamento dello stato di emergenza. La sovranità, dunque, non apparterrebbe più al popolo ma agli stessi governi, non più legali ma legittimati ad assumere provvedimenti anacronistici e illegali. Schmitt distingueva tra dittatura commissaria e dittatura sovrana: la prima si ispira al modello romano, cioè una magistratura con poteri straordinari limitati nel tempo con il preciso compito di fronteggiare una situazione di minaccia esterna o interna, mentre la seconda è il perpetuare il momento critico per emanare leggi e rifondare l’ordine preesistente. Perciò la dittatura commissaria era concepita per la difesa e la salvaguardia dello Stato, nulla a che vedere con lo sconvolgimento delle istituzioni e delle leggi che avrebbe portato la dittatura sovrana. Lo stato di eccezione prevede, nella sua degenerazione, il non rispetto delle norme e del diritto. Degli esempi possono essere gli eccidi di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi, dove i gerarchi delle SS naziste approfittarono dell’eccezionalità della guerra e dell’occupazione di un territorio per colpire indiscriminatamente dei civili inermi, considerati in quel frangente come nemici del popolo tedesco, coerentemente ai fanatici piani dell’ideologia nazista.

Dopo l’11 settembre, l’amministrazione Bush emanò il Patriot Act con il quale ogni cittadino americano era sorvegliato attraverso la rete informatica e telefonica, violando palesemente la privacy. Il settennato di François Hollande in Francia ha conosciuto norme e decreti simili, all’indomani degli attentati parigini del 2015, per fronteggiare il nuovo nemico: l’Isis. Nel nostro Paese la situazione si muove sul filo del rasoio. Un partito politico, ora al governo, addita gli immigrati sulle nostre coste come parte della causa della nostra stagnazione economica. Senza il fenomeno migratorio, infatti, tutti gli italiani lavorerebbero, andrebbero in pensione prima e il debito pubblico si appianerebbe.

Lo stesso Schmitt sosteneva, nell’opera Il concetto di politico, che il nemico è un gruppo di uomini che combatte per la propria esistenza, diventando ostile al pubblico. L’unità politica dello Stato viene meno se vi è un conflitto civile latente tra nemico e amico. Questo sarebbe reso più evidente se si parlasse di uguaglianza tra gli uomini. Uguaglianza sostanziale. Tuttavia è acclarato che una democrazia può escludere dallo Stato e dal godimento dei diritti politici una parte della popolazione senza cessare di essere una democrazia. Delle leggi eccezionali potrebbero essere emanate in caso di stato di eccezione, e sarebbe un’ottima scusa per risolvere una volta per tutte il problema immigrazione. L’insostenibile leggerezza del nemico.

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