Attualità

Il DDL Pillon

By 27 Novembre 2018 No Comments

di Juri Guidi

Sabato 29 settembre a Bologna si è tenuta una manifestazione, indetta da una ricca schiera di associazioni, sindacati e movimenti, per chiedere la non approvazione della cosiddetta legge Pillon. Per approfondire il tema abbiamo chiesto un parere all’avvoca Elisa Battaglia che è intervenuta al microfono durante la manifestazione.

Dottoressa Battaglia di che cosa parliamo quando parliamo della legge Pillon?

Attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato, il disegno di legge n. 735, intitolato “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità”, di cui primo promotore è il senatore Simone Pillon, sta suscitando sgomento e preoccupazione nella società civile e in chi si occupa di famiglia e di tutela delle donne e dei minori (giudici, avvocati, associazioni a tutela delle donne vittime di violenza, ecc.). Ammantato di una falsa veste in difesa dell’uguaglianza e di interscambiabile divisione dei ruoli tra madre e padre, esso muove in realtà da un’ottica chiaramente svilente della figura femminile, implicitamente accusata di aver goduto per anni di privilegi nell’affidamento e nel mantenimento dei figli.

Come si configurano nella legge queste situazioni?

Attraverso una modifica del sistema normativo vigente, il progetto di legge Pillon vuole imporre una figura di famiglia unica e precostituita, togliendo ai genitori la libertà di scegliere che cosa è meglio per loro e per i loro figli e sottraendo al giudice il compito essenziale che ha sino ad oggi rivestito, e cioè quello di valutare caso per caso, e unicamente in ipotesi di disaccordo tra i genitori, quali sono le esigenze e i bisogni delle famiglie e dei bambini in particolare.

In che modo viene meno questa possibilità e come ricade sui figli?

Sono innanzitutto introdotti obbligatoriamente i c.d. “tempi paritari”, e cioè i figli dovranno trascorrere una settimana con la madre e una con il padre, passando da un’abitazione all’altra come palline da ping pong. Viene in tal modo trascurato il loro bisogno di stabilità abitativa e di continuità di abitudini, valore che è stato sino ad oggi un perno del nostro sistema di diritto di famiglia. La scelta dei promotori del disegno di legge non tiene conto dei bisogni emotivi dei minori, nonché del fatto che nella stragrande maggioranza dei casi i figli, sin dalla loro nascita, vengono prevalentemente accuditi dalle madri. Sono quasi sempre le madri che prendono il congedo di maternità, che rinunciano al lavoro o che chiedono il part-time per conciliare i tempi di lavoro con i tempi di cura (in accordo con i loro mariti/compagni). La verità è che il ruolo di accudimento materno è attualmente riconosciuto non solo nelle decisioni dei giudici, ma dagli stessi genitori che si separano i quali, nella quasi totalità delle separazioni, proprio al fine di assicurare una continuità affettiva e di vita ai bambini, optano per il collocamento dei figli presso la madre e per una regolamentazione dei rapporti padre-figli ampia e che tenga conto dei bisogni dei figli di mantenere rapporti costanti e significativi con entrambi ma non paritaria. Nei casi, invece, in cui i genitori si occupavano dei figli in modo paritario quando vivevano assieme, tali ruoli sono tendenzialmente confermati anche dopo la separazione.

C’è anche un intervento sul mantenimento dei figli?

Dall’introduzione obbligatoria dei tempi paritari, viene anche fatta discendere l’eliminazione dell’assegno di mantenimento in favore dei figli, con la previsione del mantenimento diretto da parte di ciascun genitore. In questo modo non solo si creerà una grande confusione per stabilire chi deve pagare che cosa (la mamma le scarpe e il papà le giacche e così via?) a scapito dei figli ma soprattutto non varrà più il principio di proporzionalità, in base al quale i genitori attualmente mantengono i figli in proporzione alle loro capacità economiche. Ancora una volta, il DDL Pillon penalizza le donne, le quali raramente partono da una condizione di parità economica rispetto al compagno/marito.

Un altro aspetto particolarmente critico del progetto di legge, riguarda la violenza in famiglia?

Il DDL Pillon, se approvato, di fatto disincentiverà le donne maltrattate a uscire dalla violenza.

Le donne che subiscono violenza da parte del proprio partner avranno paura di separarsi, perché denunciare la violenza che hanno subìto e alla quale i loro figli hanno assistito, potrà essere inteso come comportamento “strumentale” volto a ostacolare i rapporti tra padre e figli. I figli verranno, come conseguenza automatica, affidati al padre maltrattante. Chi si occupa di tutelare le donne vittime di violenza e dei loro figli, sa bene che nessuna madre sarà disposta a correre un rischio di questo tipo e che, piuttosto, resterà con il maltrattante, il quale avrà a disposizione una potente arma di ricatto.

 

 

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