Non solo la Memoria, ma un’attiva partecipazione per riappropriarci della politica
«Ho creduto mio dovere civico, in un momento in cui vi è chi cerca di far morire una seconda volta questi morti, di contribuire per quanto posso a diffonderne il ricordo».
Vogliamo iniziare con le parole di Calamandrei questo nostro contributo, frutto di un lavoro a più mani di alcuni (più o meno) giovani iscritti all’associazione che condividono sensibilità e preoccupazioni forse dovute a una comune appartenenza generazionale. Ancora una volta è la Storia a ricordarci che non bisogna dare nulla per scontato; in questi ultimi anni abbiamo assistito a una progressiva inversione di rotta su valori essenziali come uguaglianza e libertà dell’essere umano, rispetto reciproco e cooperazione verso un mondo unito e migliore, ideali che sono alla base dei principi costituzionali italiani.
Ci siamo quindi chiesti quale sia il senso della nostra adesione all’ANPI nello scenario italiano e internazionale contemporaneo. In un contesto dove non solo i partiti stentano ma la politica come idea di partecipazione e confronto sembra abbia ormai ceduto il passo a forme più autoritarie e personalistiche di governo delle masse, crediamo che debba essere recuperato il valore della militanza e della politica, anche non partitica, nel suo senso più alto. La forza dell’ANPI sta nel suo essere associazione e pensiamo che, davanti a forze governative che mettono in discussione radicale l’impianto valoriale della Costituzione, debba prendere corpo un disegno politico e ideale che recuperi l’importanza della politica come fondamento della convivenza civile. L’attuazione di questo impegno deve a nostro giudizio passare dalla teoria e dalla pratica, potenziando cioè le competenze critiche di elaborazione politica da un lato e sviluppando le abilità pratico-organizzative dall’altro.
Se, come recita lo Statuto, uno dei compiti dell’ANPI è quello di «concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana» crediamo che il nostro lavoro sia quello di diffondere i valori antifascisti all’interno di una società molto articolata e complessa. Per farlo abbiamo però bisogno di entrambe le competenze, che portino e riportino contenuto a un dibattito politico che vediamo sterile e che non sa più porre le basi strutturali perché il confronto fra le posizioni possa avere luogo.
Pensiamo che utilizzare allo stesso momento le braccia e la testa non sia solamente una questione di volontà ma soprattutto di necessità, di cui l’ANPI deve farsi carico. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un forte aumento di tesserati alla nostra Associazione, persone di tutte le età che vedono nell’ANPI quello spazio politico in cui riconoscersi come antifascisti e portatori di un reale pensiero democratico che deve diventare azione politica, nel suo senso più alto. Abbiamo la necessità di pensare e raccontare un’Italia e un’Europa diverse da quelle che ci vengono proposte e che realizzino il mandato costituzionale italiano. Quindi, perché ci iscriviamo all’ANPI?
Crediamo che la risposta sia: perché vogliamo riprendere in mano quel programma politico per il paese che è la Costituzione e vogliamo lavorare affinché si realizzi. Perché pensiamo che ci sia bisogno di riprendere a parlare di diritti, di emancipazione femminile e di genere, di lavoro, di scuola e sanità pubblica, di rifiuto della guerra, di accoglienza, di libertà religiosa e di laicità, e che questa discussione debba avvenire su un piano laico e precedente a quello del confronto tra le forze politiche.
Questo ci aspettiamo dalla nostra iscrizione all’ANPI e su questo siamo disposti a impegnarci sempre di più, per vedere finalmente quell’umanità al potere che raccoglie fondi per i bambini di Lodi, si schiera a fianco del modello di Riace e si ritrova nella Marcia per la Pace.
Carlotta, Federico, Francesco, Giulia, Juri, Lisa, Manuel, Marco, Maria Silvia, Sara, Sara, Serena…