Casualmente, incontrando un amico, mi sono sentito rivolgere una domanda riferita ad un articolo di Giancarlo Mazzucca (“Il Resto Del Carlino” di mercoledì 30 giugno 2010). La domanda, secca e precisa si riferiva all’apertura dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) nei confronti di coloro che si sentono antifascisti e fautori di un prosieguo democratico della società italiana, nel rispetto e nella via che ci indica la Costituzione repubblicana, nata proprio da quella Resistenza per cui in tanti morirono: cittadini di ogni Regione e ceto.
Il dott. Mazzucca nel suo articolo si pone una curiosità: sapere quale memoria abbia tramandato l’ANPI ai giovani d’oggi, considerando le diverse presenze ideali e ideologiche nella lotta al nazifascismo. Curiosità che il giornalista può soddisfare ricordandosi che esiste una Costituzione repubblicana frutto di tutte le forze italiane schierate nella lotta al fascismo e di quelle componenti fecero parte pure i soldati con le stellette, fossero essi prigionieri dei tedeschi, combattenti del nuovo esercito italiano o partigiani.
Purtroppo, nelle conclusioni il giornalista esprime una sua – diciamo sbagliata – teoria di giudizio perché accusa la sinistra, che abbia fatto o che faccia capo all’ANPI, di avere operato per stendere un velo di oblio su quella forza fedele ai Savoia che come le altre ha contribuito a far cadere la dittatura. E’ inutile l’invito che il giornalista fa all’ANPI affinché non ci siano diversità di ricordo e onori fra coloro che combatterono per la libertà e la democrazia nel Paese, perché basta avere letto o leggere i documenti e la stampa che l’ANPI produce per rendersi conto che fra i combattenti per la Libertà per l’ANPI sono tutti uguali.
Rivolgiamo perciò al dott. Mazzucca un invito a ricordare la guerra fredda, che fu una micidiale arma nelle mani di una destra che la usò anche maldestramente, ma con efficacia, per rompere l’unità antifascista che si era creata durante la lotta e che avrebbe dovuto, anche per la grande volontà della sinistra, portare alla riappacificazione e governabilità della nazione tutta. Bluffando “con cattiva fede” si accusò i partigiani garibaldini di volere imporre una propria società, arrivando anche alla persecuzione di centinaia di giovani il cui desiderio di speranza era quello di costruire una Patria più giusta ed uguale nei diritti e nei doveri.
Concludendo: l’ANPI, da sempre testimone e custode dei valori di “Libertà e Giustizia” che la Lotta di Liberazione ispirò, si appella alla coscienza dei cittadini perché si adoperino per la tutela della Costituzione e contro le furbesche manovre politiche che rischiano di portare il Paese ad una deriva autoritaria, pericolosa per la democrazia ed il futuro dell’Italia.
Ermenegildo Bugni (partigiano garibaldino)