Casa, relazioni, comunità. Queste sono le fondamenta di Piazza Grande. Una piazza dove al diverso non si voltano le spalle; una piazza in cui camminare insieme è meglio che farlo da soli; una piazza che non ha paura di dire quello che pensa. Insomma, una piazza antifascista.
Quello dell’antifascismo è un concetto complesso, dalle mille interpretazioni. Può certamente essere letto come pura storia, raccontata attraverso i valori della Resistenza, dell’opposizione al totalitarismo; al contrario, può a sua volta essere visto come un pericolo attuale. Lo si vede nelle braccia tese nelle piazze, lo si sente nei cori da stadio che inneggiano al ritorno delle camicie nere. È evidente nelle azioni quotidiane di esclusione e stigmatizzazione di tutto ciò che è diverso, che è “altro” rispetto a “noi”. Nelle parole dell’autore Francesco Filippi, «il fascismo è una malattia cronica della democrazia. Una volta abbassate le difese immunitarie, riprende vita e tende a diffondersi».
Il fascismo è soprattutto conformismo: il pluralismo delle voci viene soffocato dall’eco di un violento ego. È una dura lotta da combattere, una sfida che può sembrare invincibile: seppure il regime sia stato sconfitto, il conformismo rimane la norma.
Davanti alla silenziosa ignavia di chi sta al di sopra del necessario, sfociando spesso nell’opulenza, noi, nella nostra quotidianità, cerchiamo di camminare sul fondale. Sono troppe le voci annegate lungo i corsi delle strade bolognesi. Sono troppi i corpi incastrati nella velocità di una città che pare rallentare, ma che in realtà non ha alcuna intenzione di fermarsi. Sono troppi i “dimenticati da tutti”. Noi di Piazza Grande cerchiamo di riemergere insieme. Di ricordare, con chi se lo è ormai dimenticato, come si fa a respirare. Ma quanto è profondo il mare? La realtà, per quanto dolceamara, è che l’antifascismo è un’idea facoltativa, a cui si può aderire o meno. È, o perlomeno dovrebbe essere, una presa di posizione consapevole, da coltivare e curare, ma allo stesso tempo trova origine nelle fondamenta del nostro Stato, in primis nella Costituzione.
Ogni iniziativa di Piazza Grande si basa sulla concezione che la casa sia il primo, inevitabile fondamento della dignità umana. Nel progetto Housing First, attivo dal 2012, e nei locali del condominio Scalo, le persone senza dimora possono scoprire insieme agli operatori come il diritto all’abitare sia profondamente connesso ai concetti di dignità e di individualità.
Antifascismo è valorizzare le specificità di ognuno, facendolo insieme. Antifascismo, quindi, è camminare insieme, non ignorare o allontanare. Negli incontri organizzati dal laboratorio di comunità Happy Center in Bolognina, chiunque può “imparare, mettersi in gioco, sorridere e sentirsi libero”. Antifascismo è condividere il benessere, che inevitabilmente è anche conoscenza e svago. Nella redazione di quello che è stato il primo giornale di strada d’Italia, le penne vengono messe al servizio di tutte le voci, in modo che ognuno, nessuno escluso, possa godere del diritto di sentirsi ascoltato. Antifascismo è essere liberi di fare rumore, di criticare, di condividere. Antifascismo è una Piazza rumorosa, un po’ come la nostra.
Camilla Consonni, Enrico Acerbi, Anna Cesari