Inauguriamo una nuova sezione del sito, dedicata alle donne e agli uomini che prima hanno fatto la Resistenza e poi hanno dato vita all’ANPI e fatto un pezzo di strada con noi, continuando a difendere la democrazia e contribuendo alla vita sociale e politica del paese.
Ma per spiegare bene le ragioni e lo spirito di Noi siamo i partigiani, lasciamo la parola alla redazione di Resistenza e Nuove Resistenze, la nostra rivista, che nell’editoriale del numero di questo mese, così la descrive:
“… In questo costante confronto tra questioni dell’oggi e storia che abbiamo alle spalle, sentiamo, oggi più che mai, il dovere di ricordare i ragazzi e le ragazze che oltre settanta anni fa contribuirono a costruire la Repubblica e a darci la Costituzione. Soprattutto oggi, che anche gli ultimissimi testimoni di quella straordinaria stagione ci stanno lasciando. E’ la generazione dei nostri padri e delle nostre madri, dei nostri nonni e nonne (per alcuni, addirittura dei bisnonni).
E’ un passaggio naturale e come tale lo viviamo; ma ciò non toglie che la scomparsa dei “padri” porti con sé un senso di smarrimento.
Quando anche l’ultimo partigiano ci avrà lasciati, toccherà a noi, a chi è venuto dopo, il compito di tenere ferma la barra sui principi, senza farsi strattonare da nessuno; non sarà una impresa facile.
Per ricordarli (ma anche per conoscerli meglio) abbiamo pensato di attivare uno spazio dedicato sul sito dell’associazione intitolato “Noi siamo i partigiani”. In quelle pagine pubblicheremo articoli, ricordi, fotografie e documenti degli uomini e delle donne che hanno fatto la Resistenza e di coloro che hanno dato (e continuano a dare) un contributo all’ANPI e alla vita democratica di Bologna nel dopoguerra. Lo faremo partendo dai materiali recentemente giunti in redazione; ma è nostro obiettivo arricchire progressivamente (con l’aiuto di tutti) tale spazio recuperando biografie e ritratti passati. Vi si potranno leggere anche i testi integrali dedicati ad alcune importanti personalità che si sono congedate da noi in queste ultime settimane e che qui, brevemente, richiamiamo.
Giancarlo Grazia, che Renato Romagnoli, al Pantheon della Certosa, ha ricordato in una lunga orazione, sottolineandone la natura di “grande combattente per le lotte civili, dirigente comunista, sindacalista delle lotte sociali e culturali, che fino all’ultimo respiro ha portato avanti tra i giovani gli ideali partigiani. (…) I democratici, gli antifascisti perdono una persona onesta, generosa, attenta alle vicende politiche del paese”. Romagnoli ne ha ricordato anche la partecipazione alla battaglia di Porta Lame, quando era nascosto tra i ruderi dell’Ospedale Maggiore assieme al distaccamento di Castel Maggiore della 7ª Brigata GAP Garibaldi di cui faceva parte con il nome di battaglia “Fritz”.
Luciano Michelini che era stato Comandante di plotone nel battaglione Ciro della 1ª Brigata Irma Bandiera, in cui aveva combattuto con il nome di battaglia “Vittorio”. La figlia Liana ci ha inviato un testo ricordandolo come “una persona estremamente modesta, generosa ed onesta: un Partigiano in guerra e, coerentemente, nella vita; (…) ormai novantacinquenne si recava ancora nella fabbrica meccanica che aveva costruito con serietà e competenza nel dopoguerra e, parallelamente, nelle scuole del quartiere Lame come testimone del valore della lotta al fascismo che segnò la sua giovinezza. Agli studenti, con cui amava conversare, raccontava la sua vita di operaio di giorno e sabotatore di notte”.
Mario Anderlini, infine, di cui Gildo Bugni ha ricordato la formazione familiare antifascista, i primi passi nel movimento nella campagna bazzanese e poi alla Ducati dove lui organizzò uno dei primi scioperi per la pace. “Quando lo conobbi, nel luglio del 1944, era provvisoriamente di base con la sua formazione a Gombola (una frazione di Polinago, nella zona di Montefiorino) dove già era stato nel precedente mese di febbraio. Tra le tante cose di cui parlammo mi confidò che non amava la montagna, preferiva combattere in pianura, comunque il suo dovere lo avrebbe fatto in qualsiasi luogo, sentiva fortemente di dover lottare in nome di quegli ideali che aveva acquisito in sé”. Anderlini è ricordato anche, in questa rivista, dal figlio Fausto con un articolo che ritrae una stagione senza dubbio conclusa della vita bolognese.
Ricordiamo, infine, che Grazia, Michelini e Anderlini erano tre presidenti onorari dell’ANPI, così come Tonino Pirini cui Ozzano ha recentemente intitolato la Sezione.”