Memoria e AntifascismoVita associativa

Aspettando Sabbiuno A 75 anni dall’eccidio un incontro tra memoria e riflessione con il Presidente emerito Carlo Smuraglia

By 17 Dicembre 2019 No Comments

Il clima è davvero quello delle grandi occasioni, perché un incontro con Carlo Smuraglia rappresenta sempre un’occasione importante, capace di mobilitare le migliori energie che un territorio possa esprimere, tanto che la sala dei Giganti della Rocca di Bazzano risulta ben presto sottodimensionata per i tanti – molti anche i giovani – che non hanno voluto mancare all’appuntamento.

La giovane presidente del Comitato per le celebrazioni di Sabbiuno, Sara Bonafè, ha ritenuto opportuno affiancare alla celebrazione ufficiale dell’eccidio in programma domenica 15 dicembre, un ulteriore momento di riflessione, organizzando per sabato 14 dicembre l’incontro con Carlo Smuraglia.

Preceduto dai saluti del sindaco di Valsamoggia Daniele Ruscigno nel ruolo di padrone di casa e dalla  puntuale ricostruzione storica dell’eccidio nel quale furono fucilati 100 tra partigiani e antifascisti (di questi non fu possibile identificarne 47) di Pietro Ospitali, Smuraglia non ha certo deluso le aspettative.

Partendo dal presupposto che si tratta di un eccidio di cui si è parlato troppo poco, Smuraglia ha riconosciuto l’importanza del lavoro ottenuto con l’atlante delle stragi nazifasciste, realizzato grazie ad un finanziamento del governo tedesco.  Un risultato che non cambia il severo giudizio espresso nei confronti di un governo che continua a considerare i morti della Resistenza come caduti in guerra senza fare distinzioni quando si tratta di stragi a danno di civili o di inermi, come nel caso dei caduti di Sabbiuno. Perché c’è differenza tra un partigiano che muore durante uno scontro a fuoco rispetto a qualcuno che viene prelevato, fucilato e gettato nel fondo di un calanco senza nemmeno una pietosa sepoltura. Questo è l’indicibile, il male totale che annienta la persona.

La Costituzione prima e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo poi, hanno voluto restituire alla persona la sua umanità. È necessario, quindi, fare in modo che i giovani sappiano ciò che è stato, dato che stanno venendo meno i testimoni diretti e che da tempo si assiste al tentativo – spesso riuscito –  di diffamare la Resistenza, della negazione di crimini orrendi.

Citando la domanda di una bambina in occasione di un suo intervento in una classe “cosa facevano i partigiani quando non combattevano?” Smuraglia ha raccontato dei sogni, delle discussioni dei progetti di ragazzi che spesso non avevano mai avuto occasione di maneggiare un’arma prima e che decisero di prendere parte alla Resistenza quasi per istinto. Forse per la prima volta si trovarono vicini ragazzi del nord e del sud del Paese, contadini e operai, persone semplici e intellettuali. Certi che la guerra sarebbe stata vinta, progettavano insieme un Paese migliore e più giusto, democratico, nel quale le persone avessero la stessa dignità. Un processo di crescita e di maturazione collettiva che ha prodotto il miracolo della Costituente e della nostra avanzatissima Costituzione.

Solo due esempi: la scelta del verbo ripudiare riferito alla guerra e aver inserito l’impegno a rimuovere gli ostacoli che si frappongo  di fatto all’uguaglianza delle persone, rappresentano la cifra di un dibattito alto, maturato da lontano, nelle carceri, in montagna, al confino. La società che ha costruito la Costituzione era un passo più avanti della società italiana nel suo complesso e che si è impegnata nel tempo a non rispettarla, a non volerla applicare. Anzi, si è assistito ad un continuo susseguirsi di vicende tese a modificarla. D’altra parte basta ben poco per non rispettarla: è sufficiente togliere la centralità del Parlamento o abusare del voto do fiducia.

Attuare pienamente la Costituzione sarebbe davvero una rivoluzione civile perché, ha proseguito Smuraglia, questo non è il paese che sognavamo e per il quale abbiamo combattuto. Il lavoro deve essere un diritto garantito, così come deve essere garantita la tutela del territorio. Ci siamo battuti per una politica tesa al benessere del Paese, per un Parlamento che discuta di come uscire dalla crisi, di come ridurre le diseguaglianze. Invece un governo così litigioso non si era mai visto …

La Costituzione – che è tutta antifascista – deve essere il baluardo contro i nostalgici che vedono vicina e possibile la realizzazione delle loro idee.

Il vero senso di un ricordo, ha concluso Smuraglia, sta nel guardare con il cuore al passato e con la mente al futuro. La nostra deve essere una forte scelta di campo democratica, tesa alla piena applicazione della Costituzione, avendo ben chiari i valori della solidarietà e pensando ad un mondo nel quale si possa essere felici senza egoismi.

 

Annalisa Paltrinieri