Non voglio far mancare il mio personale saluto agli amici del Comitato Nazionale ANPI ed a tutti i presenti, con i quali mi è gradito rinnovare idealmente i sentimenti di condivisione dei valori fondamentali della Resistenza, che fanno parte della nostra vita e delle nostre più profonde convinzioni civili e democratiche e di cui sentiamo intensamente la continuità e l’attualità.
Per questo non posso condividere l’iniziativa di legge per attribuire la qualifica di “combattenti” a coloro che prestarono servizio militare nella Repubblica Sociale Italiana.
In via di diritto la vicenda è stata definita da puntuali sentenze della Corte di Cassazione, che ha espresso in modo inequivocabile il suo giudizio sulla questione.
Il giudizio storico sulla Repubblica di Salò – creata in antitesi allo Stato italiano legittimo, il regno d’Italia, che non cessò di esistere fino al referendum del 2 giugno 1946 – non può dimenticare che essa appoggiò, con la sua azione, la causa del Nazismo, anche se scelte individuali di adesione possono essere state ispirate al convincimento di fare in tal modo il proprio dovere.
Contro quella causa combatterono le forze armate italiane, rimaste fedeli al giuramento prestato, in consonanza di intenti con la risorgente Italia democratica.
Questa ha le sue radici in una “Resistenza” che ha avuto una pluralità di manifestazioni: dal comportamento della maggior parte dei nostri militari (prima nei giorni successivi all’8 settembre ’43, poi nei campi di internamento) all’azione delle formazioni partigiane, alle battaglie combattute dal corpo italiano di liberazione.
Auspico pertanto, proprio perché possano consolidarsi su solide basi i valori di solidarietà e di unità nazionale, che in nessun caso venga meno il rispetto delle ragioni del diritto e della storia.
Carlo Azeglio Ciampi messaggio inviato in occasione della Conferenza pubblica organizzata dall’ANPI a Roma il 13 gennaio 2009 presso la Sala del Cenacolo di Montecitorio