Memoria e Antifascismo

Il Rojava e la lotta del partigiano Orso

By 14 Settembre 2019 No Comments

Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli, e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà. 
Quindi, nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo.

Il 18 marzo scorso veniva ucciso dalle milizie dell’Isis Lorenzo Orsetti, detto Orso, combattente trentatreenne delle truppe Ypg, mentre lottava sul fronte Baghouz, nella Siria nord orientale. Era partito più di un anno e mezzo fa, deciso a difendere il Rojava, uno degli esperimenti più radicali di alternativa pratica al capitalismo sotto forma di democrazia diretta. Ad ora i curdi vengono stimati intorno ai 50 milioni suddivisi in diversi stati, Siria del nord, Iraq, Iran e Turchia, un territorio che si aggira intorno ai 40 milioni di metri quadrati, da sempre ambìto da grandi potenze politico-economiche.

Sulla scia della “primavera araba”, nel 2011 il popolo del Kurdistan siriano si è organizzato in milizie e ha dato il via a una radicale alternativa al sistema capitalistico. La base ideale sono gli scritti di Abdullah Öcalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan e guida morale del movimento. Specialmente negli Scritti dal carcere, sulla scorta degli scritti del filosofo americano Murray Bookchin, ha analizzato i problemi dell’attuale sistema – quali lo statalismo, lo sfruttamento delle risorse e il sistema liberale della giustizia – e ne ha proposto il superamento.

Nella prassi, la società curda si è costituita come Confederalismo Democratico. Così scrive Öcalan: «Fino ad ora, con lo sguardo posto sulle questioni di origine etnica e di nazionalità come la questione curda […] sembrava ci fosse solo una soluzione possibile: la creazione di uno Stato nazione, che era il paradigma della modernità capitalista di quel periodo. Tuttavia noi non crediamo che un progetto confezionato sarebbe capace di migliorare in modo sostanziale la situazione della gente in Medio Oriente. E se fossero stati proprio il nazionalismo e gli Stati nazione a creare tanti problemi in Medio Oriente?». L’obiettivo, dunque, non è quello di riproporre paradigmi già noti ma costruire una strada reale verso la libertà del popolo e conseguentemente dell’individuo. In questa critica, però, Öcalan non si perde in rivoli utopici antistatalisti ma crede in uno «stato snello, che si occupi soltanto di tutelare la sicurezza interna ed estera e dei sistemi di sicurezza sociale», eccependo che nella prassi capitalistica lo Stato diventa nemico e oppressore del cittadino.

Il Confederalismo democratico tende così a essere uno degli esperimenti di democrazia diretta meglio costruiti e con un bagaglio teorico del tutto alternativo alle democrazie occidentali. La sua organizzazione, dal basso verso l’alto, parte dalle comuni delle municipalità, elemento primo e fondamentale della democrazia diretta, fino al Congresso dei Popoli Democratici, che è l’assemblea che rappresenta tutti i popoli che vivono nella Federazione Democratica della Siria settentrionale. Queste assemblee lavorano avendo alla base tre principi: la democrazia diretta stessa, libertà per le donne e rispetto per l’ecologia.

Sempre negli Scritti dal carcere, Öcalan scrive: «Avvicinarsi alla teoria e alla prassi con intelligenza femminile può condurre più sensatamente a una vita vicina alla natura, pacifica, libera e egalitaria, carica di estetica». La lotta femminista in Rojava è attiva da almeno trent’anni, le prime milizie interamente femminili risalgono al 1993 e diverse eroine si sono sacrificate per la libertà del popolo. La questione femminile è dunque intesa come cardine della trasformazione sociale e la stessa società curda è convinta che senza la liberazione delle donne non possa esistere la liberazione della società.

L’ambiente rappresenta un altro campo di scontro, avendo come obiettivo, scrive Öcalan , «il passaggio da un’economia fondata sulla reificazione, vale a dire la trasformazione di tutte le cose e relazioni in merce e profitto, a un’economia basata sul valore d’uso e la suddivisione».

Il partigiano Orso combatteva stretto da potenze militarmente più forti, fornite e preparate, l’esercito turco e quello dello Stato Islamico, e la sua scelta rappresenta una testimonianza viva del saper distinguere ancora fra la parte del riscatto contro quella dei “gesti perduti” e degli “inutili furori”, dello scegliere, insomma, di stare dalla parte della storia che sublima l’idea di lotta per una Liberazione che sia davvero di tutte e di tutti.

Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. 
Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza; mai!
Neppure per un attimo.
Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni.
E’ proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve.
E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia”. Cercate di essere voi 
quella goccia.

di Matteo Rimondini

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