Memoria e Antifascismo

Le radici del nazismo e i suoi primi passi

By 12 Marzo 2019 No Comments

La conferenza di Londra delle potenze alleate vincitrici, sulle riparazioni di guerra tedesche (1924), confermò i contenuti della commissione del 1921; ossia i 132 mld di marchi oro previsti dal piano Dawes. Nel novembre del 1923 un marco oro valeva 1 mld di marchi carta.

Su, però, pressione di Usa e Regno Unito, si stabilì che le varie tranches del debito dovevano essere pagate grazie al rilancio dell’economia tedesca. Ciò anche grazie all’aiuto dei prestiti da parte degli ex nemici. Un comportamento abbastanza analogo fu tenuto dalle stesse potenze verso la Germania dopo la seconda guerra mondiale e ciò in spregio agli accordi di Teheran e Jalta.

In base al piano Dawes il prestito alla Germania fu di 800 mln di marchi nel 1924, poi di 921 mln. Dal 1924 al 1926 per prestiti e crediti la Germania ottenne da Usa e R.U. 20-25 mld di marchi. Nello stesso periodo la Germania pagò in conto riparazioni 11 mld di marchi. Ossia parte delle somme date in credito ritornarono ai creditori sotto forma di riparazioni, ma rimanevano poi da pagare tutte le rate di credito. Carità un po’ pelosa quella delle due nazioni angloamericane. Anche perché con il differenziale la Germania doveva acquistare tutto quanto occorreva per la sua rinascita economica da questi due paesi e in particolare dagli Usa.

Con il piano Jung l’importo delle riparazioni fu portato a 113,900 mld di marchi. Fine di ogni controllo sull’economia e sulle finanze della Germania. Dopo il 1929 i pagamenti dovevano durare per 37 + 22 anni. Ci pensò Hitler a saldare definitivamente il conto.

I primi passi del nazismo. La Germania nel 1933 promulga una legge sulla formazione obbligatoria di cartelli fra le grandi e medie imprese. Una legge del 1934 creò sei gruppi statali (industria, commercio, banche, assicurazioni, energia, artigianato) cui furono sottoposti decine di gruppi economici territoriali e di settore. A capo dei gruppi erano i più grossi monopolisti tedeschi ((van Schroeder, Krupp, etc). A quel punto, nel complesso, i monopoli controllavano il 70% dell’industria. Le sparate anticapitaliste di Hitler si dimostrano per quel che sono: demagogia per i gonzi.

Nel 1937 vennero sciolte le società con capitale inferiore a 100.000 marchi e vietata la costituzione di nuove società con capitale inferiore a 500.000 marchi. Con buona pace delle piccole e medie imprese. Tutte le promesse fatte ad esse e ai contadini non vennero realizzate.

Il paradosso è che le SA (tre milioni di individui; uno dei pilastri del regime fin che non vennero sciolte a favore delle SS) erano costituite da bottegai, impiegati, contadini medi, piccoli contadini. Queste componenti erano la base di massa del nazismo, ma nello sfondo le vere forze che sostennero Hitler erano dello stesso tipo che avevano sostenuto e finanziato Mussolini: grandi industriali, finanzieri, junker prussiani in Germania invece degli agrari italiani.

di Gabriele Sarti

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