ArchivioAttualità

scandaloso rigurgito fascista

By 16 Settembre 2008 No Comments

repubblichini e nazistiI La Russa, gli Alemanno e tutti coloro che nel periodo della R.S.I.( repubblica sociale italiana) 1943 – 1945 erano ancora nel limbo dei sogni, dovrebbero però ugualmente sapere di come veramente furono i fascisti di Salò, nei loro comportamenti violenti, disumani e assassini anche contro le popolazioni civili. Ascoltare coloro che dopo le dichiarazioni di La Russa hanno affermato, che inutile e strumentale era stata la reazione giornalistica contro il ministro della Difesa per quelle sue parole, che in fondo: secondo lui rispecchiavano solo la verità di quel periodo storico, provo grande disgusto e sofferenza. La verità che è uscita dalla bocca del ministro è prettamente personale.

Per meglio spiegarmi è la verità che i fascisti e le loro successive generazioni vorrebbero imporre alla storia della nazione italiana. Dire che i repubblichini dal loro punto di vista combatterono credendo nella difesa della Patria è una chiara mistificazione basata sul gioco delle parole.

La realtà fu: che una parte di loro, idealmente legati alla sopraffazione e prepotenza assunsero quella posizione a fianco dei tedeschi pur sapendo della annessione di Hitler alla Germania di territori italiani: le tre province di Belluno, Trento e  Bolzano, ai quali i tedeschi dettero la denominazione di Alpenvorland e le province di Udine, Gorizia, Trieste compreso il litorale adriatico denominato Adriatische Küstenland.

Quindi coscienti e consapevoli di lottare non per la propria Patria ma per la nazione germanica e per il mantenimento del regime nazifascista sperando in una fantomatica vittoria dovuta alle cosiddette armi segrete. Tutta l’altra parte, che comprendeva una gamma di giovani privi di coscienza, opportunisti e “tira a campare” (alla quale si aggiunsero anche i detenuti delle carceri minorili, graziati per l’occasione), si buttò a capofitto nell’avventura, perchè in quei manipoli, chiamati abusivamente esercito si consumavano regolari pasti, si usufruiva dei teatri e mezzi di trasporto in modo gratuito, ed oltre che prendere una paga quattro – cinque volte maggiore a quella di un operaio specializzato, avevano anche facoltà di delinquere a piacimento.

I giovani che respinsero le imposizioni le minacce di morte e rifiutarono l’obbligo di arruolamento nella abusiva ed illegale repubblica di Salò, scelsero la lotta contro l’esercito invasore tedesco: nelle città, nelle campagne e sulle montagne, consapevoli di poter contribuire con il governo legittimo di Badoglio a dare una mano agli eserciti Alleati e affrettare così la fine di una tragedia di devastazioni, miseria e spargimento di sangue.

La loro faticosa lotta contro i tedeschi ed i loro mercenari di Salò fu colma di privazioni e sacrifici, mal vestiti ed esposti fisicamente a tutte le intemperie, sempre affamati e soggetti ai grandi pericoli contro un nemico (i tedeschi) bene organizzato, superiore in addestramento e provvisto di grandi mezzi. Insieme: i 600.000 soldati e ufficiali deportati dai tedeschi nei lager in Germania che rifiutarono le lusinghe fasciste, le sei divisioni chiamate Gruppi di combattimento del nuovo Esercito italiano, i partigiani e le popolazioni civili, duramente colpite dalle stragi della vigliacca vendetta nazifascista, questa nuova Italia uscì dal conflitto mondiale rivendicando a Parigi la dignità che il fascismo aveva brutalmente infangato.

A sessantatre anni da quei tremendi fatti che qualcuno non vuol chiamare guerra di liberazione ma insiste sulla denominazione di guerra civile è giunto il momento che si ponga fine all’equivoco che i fascisti tengono a mantenere in vita per poter revisionare la storia e nascondere definitivamente i misfatti di cui si resero complici a fianco delle S.S. hitleriane. Ministri che si definiscono democratici, che hanno giurato fedeltà alla Costituzione, non possono continuare a tramare contro la Repubblica nata dalla Resistenza. Per quei fascisti di Salò non si possono trovare appigli e riconoscimenti inventati da chicchessia, tanto più se sono uomini delle Istituzioni. La nostra pretesa è che non si infanghi la memoria di chi ha combattuto ed è morto per la libertà e l’onore della Patria con incivili ed inaccettabili accostamenti.

Ermenegildo Bugni
Partigiano “Arno” – Segretario organizzativo dell’A.N.P.I. provinciale di Bologna
{linkr:bookmarks;size:small;text:nn;separator:%20%3A%3A;badges:2,1,18,13,5,3,19,17,12}

Leave a Reply