Incessante impegno, con la forza incrementata dai giovani iscritti antifascisti, per impedire che la crisi indotta dalla destra possa danneggiare il patto costituzionale fra gli italiani
Prima di dare lettura della relazione, a nome della Presidenza uscente, rivolgo un affettuoso pensiero ai nostri compagni che non sono più tra noi, ma che ricordiamo per l’impegno da essi profuso per sostenere e diffondere gli ideali di libertà e democrazia che sono alla base dei valori dell’ANPI. E con essi annoveriamo i tanti giovani delle Forze Armate italiane – 36 fino ad oggi – che hanno perso la vita in Afghanistan in una impresa contro il terrorismo, anche se ritengo però che si debbano approfondire tempi e modalità della nostra partecipazione ad essa. Chiedo in loro onore un minuto di silenzio. Una nostra delegazione è già andata questa mattina a deporre una corona d’alloro al Sacrario dei Caduti della Lotta di Liberazione in Piazza Nettuno.
Ciò che ora ascolterete è il frutto del dibattito che dall’ottobre scorso ha impegnato le sezioni ANPI della città e di numerosi comuni della provincia.
È stato un dibattito proficuo, a tratti non scevro da vivacità dialettica, che ha arricchito la ragione stessa della presenza dell’ANPI nella società nazionale. Ora spetta a questo congresso trarre il senso di tale risultato, valorizzandolo al meglio, affinché la nostra delegazione possa riportarlo all’imminente congresso nazionale che si terrà a Torino dal 24 al 27 marzo prossimi.
A Torino perché nel capoluogo piemontese sono nate le radici, 150 anni addietro, che hanno dato vita all’Unità d’Italia, pur tra difficoltà territoriali, politiche, culturali. Ci associamo alle elevate parole del presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, al suo auspicio che “dalle celebrazioni si rafforzi il vincolo tra tutti gli italiani”. Nonché con gli ormai milioni di persone provenienti da diverse parti del mondo, spinte dal bisogno di lavorare e che in gran parte hanno chiesto la cittadinanza italiana per poter vivere regolarmente con noi, e anche a rifugiati politici in cerca di salvezza.
Cinque anni sono trascorsi dalla precedente assise provinciale, che tenemmo il 3 e 4 febbraio 2006. In tale periodo la vita del nostro Paese ha avuto accelerazioni in taluni segmenti, ma anche – duole rilevarlo – significative battute di arresto, nonché arretramenti. Questi ultimi aspetti, che non abbiamo mancato di notare e combattere nei cinque anni trascorsi, sono purtroppo sotto gli occhi di ognuno di noi, e comunque di quanti non li vogliono ignorare.
Il Paese è tormentato da una profonda crisi politica con forte evidenza, economica, occupazionale, morale. Ciò in un quadro internazionale sicuramente non facile (pensiamo ai paesi Nordafricani, Albania e negli ultimi tempi Mediorientali), ma soprattutto, per quel che ci riguarda da vicino, per la mancanza di una guida sicura sul piano degli obiettivi e degli indirizzi da cui derivano qualunquismo, sfiducia, deterioramento della solidarietà e della coesione sociale.
Da mesi, come già denunciato anche dalla stessa Confindustria, il Governo tiene paralizzato il Parlamento.
Lo spirito e la lettera della Costituzione repubblicana, fondamentale conquista della Lotta di Liberazione e dei partiti antifascisti, che da essa trassero la forza per costruirla nell’immediato dopoguerra, sono largamente non solo disattesi ma addirittura offesi.
Energico si è levato più volte il richiamo del presidente Giorgio Napolitano al rispetto della massima Legge dello Stato, allorché i pericoli si sono fatti insidiosamente vicini. Il nostro apprezzamento si rivolge al lavoro che la magistratura sta conducendo, unitamente agli organi di polizia e carabinieri preposti, per individuare e combattere le sacche di malaffare e delinquenza organizzata in vari campi, anche i più impensati. Di pari passo le giuste e necessarie indagini da tempo in atto con discrezione ed efficacia, hanno messo in luce aspetti di immoralità ed indecenza che non solo lambiscono, bensì si annidano in gangli delicatissimi del governo del Paese. Aspetti che addirittura insidiano la nostra sicurezza, che viene messa a repentaglio dalla mancanza di rigore proprio da parte di chi il rigore, oltre che il decoro, deve osservarlo.
Gli italiani vengono così messi a conoscenza di una deriva assai preoccupante, che provoca lesioni, discredito. L’immagine dell’Italia ne soffre enormemente, e con essa le relazioni internazionali stesse, siano esse politiche e diplomatiche, economiche, culturali.
Le stesse altissime voci del Vaticano e dei suoi organi di comunicazione hanno recentemente esposto la posizione della Chiesa su questa materia, sottolineando l’indebolimento della percezione dei principi etici e degli atteggiamenti morali personali. Non è questo che hanno sognato i partigiani, i patrioti, le staffette, le famiglie che ci hanno offerto basi logistiche e ci hanno sostenuto durante la Lotta di Liberazione. Non è questo l’insegnamento che va dato alle nuove generazioni.
Con le nostre manifestazioni, con le testimonianze che ci vengono chieste dalle scuole, l’ANPI propugna e porta pulizia morale, indica percorsi all’insegna della democrazia.
E proprio sul versante delle nuove generazioni che si trova un campo estremamente delicato.
Non più tardi della seconda metà del gennaio scorso l’Istituto di Statistica, col suo rapporto titolato “Noi Italia”, ha messo a conoscenza di dati – assieme a taluni positivi come la persistente attività di piccole imprese che nonostante tutto producono ed esportano – che si riferiscono al gravissimo tasso di disoccupazione, specie fra i giovani e le donne, nel nostro Paese. È falsamente consolatorio, oltre che fuorviante, affermare, come fanno uomini di governo e dintorni, che il tasso di disoccupazione in Italia è meno alto rispetto ad altri paesi europei: cosa dire dei milioni esclusi dalle opportunità di avere un lavoro, compresi i precari, i cassintegrati senza speranza. A tacere di fabbriche che chiudono, delle dislocazioni all’estero, dei contratti di lavoro disattesi o addirittura aboliti. Tutto ciò cosa ha a che fare con l’ANPI?
C’entra eccome, noi siamo una parte viva del tessuto democratico del Paese e non solo col ruolo di custode della memoria al quale, anzi, c’è chi vorrebbe costringerci esclusivamente per condannare l’associazione ad una sicura estinzione. Non a caso abbiamo realizzato rapporti fecondi con le istituzioni elettive, i partiti democratici, il sindacato, l’associazionismo volontario, ed abbiamo aperto l’adesione a cittadini che per ovvi motivi anagrafici non hanno partecipato alla Lotta di Liberazione. La nostra città proprio nelle settimane scorse ha dato ancora una volta prova di alto senso democratico e civile – traendo forza dalla tradizione generata nel dopoguerra dal sindaco Giuseppe Dozza assieme alle donne e agli uomini che fecero la Resistenza – con la numerosa partecipazione alle “Primarie” che hanno scelto il candidato di uno schieramento democratico per la prossima campagna elettorale che porterà all’elezione del sindaco della città.
L’ANPI provinciale ritiene fortemente necessario che l’esempio dato, nell’immediato dopoguerra, dai primi amministratori, in forma unitaria, rappresenti ancora oggi la strada da seguire per rafforzare la coesione della società bolognese e sostenerla per un futuro migliore. Ricordiamo che Bologna è decorata con due Medaglie d’Oro al Valor Militare: la prima per l’indipendenza e l’Unità d’Italia e la seconda per la Lotta di Liberazione dal nazifascismo. Medaglie appuntate sul Gonfalone del Comune.
Mi preme a questo punto sottolineare una particolarità del nostro lavoro nell’ambito del corpo vitale della società: quello della scuola, citato poc’anzi. Siamo orgogliosi dell’apprezzamento che ci viene manifestato da parte di Istituti comprensivi, di insegnanti e di singole classi, che invitano gli ex partigiani, ex deportati, ricercatori, a contribuire con testimonianze e approfondimenti allo studio delle materie storiche avviato con le lezioni in classe. Ritengo che sia necessario rafforzare il nostro impegno in questo ambito, per estenderlo, con più incisiva determinazione, anche in direzione degli Istituti superiori e dell’Università, dove si sta già costituendo un circolo dell’ANPI che a tutt’oggi ha raccolto 35 adesioni. Nonostante il sabotaggio, teso ad ostacolare questa meritoria opera, che denunciamo, vi sono nel corpo docente valenti donne e uomini che non abdicano, che esprimono volontà di compiere pienamente il loro dovere di educatori.
Veniamo adesso alla vita dell’ANPI ed alla sua attiva struttura organizzativa. È iniziata la nuova fase annuale del tesseramento, sul quale si basa la capacità della nostra organizzazione di mantenere una incisiva presenza nella società civile, conquistata grazie ai valori di cui essa è portatrice ed all’autorevolezza dovuta alle proposte ed al lavoro delle sezioni nel territorio, degli attivisti e degli iscritti cui sono affidati compiti di direzione.
Il tesseramento, come sapete, non è circoscritto ad una campagna, bensì continua nell’intero arco dell’anno.
I dati degli iscritti nell’ultimo quinquennio sono i seguenti:
- anno 2006 : 6119
- anno 2007 : 6092
- anno 2008 : 6121
- anno 2009 : 6405
- anno 2010 : 6841
Il dato di crescita degli iscritti nei cinque anni precedenti è stato dunque di circa il 12%, percentuale molto significativa se si tiene conto della questione anagrafica. Procedendo ad un maggiore dettaglio sul tesseramento del 2010 dei 6841 iscritti, 1025 sono classificati come antifascisti; la quota dei nuovi aderenti copre abbondantemente i vuoti che purtroppo si aprono per ragioni naturali. Come è riportato nel periodico “Resistenza” di gennaio i nuovi aderenti sono 477 donne e 548 maschi, che abbracciano i principali ceti sociali. Le classi d’età sono le seguenti: 89 dai 18 ai 25 anni; 267 dai 26 ai 40; 429 dai 41 ai 60; 198 dai 61 ai 75; 42 dai 76 ai 90. Ci conforta il buon indice delle classi giovani e subito dopo più adulte, perché sono esse il nerbo dei nuovi dirigenti, come dimostrano gli avvicendamenti in varie sezioni di città e provincia, alcune delle quali in ripresa o appena ricostruite.
Sottolineo, in questo aspetto della vitalità organizzativa, la decisione congressuale dell’ANPI imolese di attuare un punto di Coordinamento che comprende i dieci comuni dell’intero comprensorio con Imola capoluogo. […] E’ questa una forma organizzativa che reputiamo possa essere estesa ad altre zone della provincia in quanto esalta il rafforzamento del tessuto democratico dell’ANPI e la stessa partecipazione alla definizione del nostro lavoro.
Ritengo a tal proposito importante, anzi necessario, convocare congiuntamente, almeno due volte all’anno, i Presidenti ed i Segretari delle sezioni al fine di: favorire il maggior approfondimento possibile della nostra attività, consentire la trasmissione delle esperienze e mantenere viva la voce delle sezioni stesse. […] E merita una particolare segnalazione l’attività preziosa del Coordinamento donne dell’ANPI provinciale, al quale sono dovute qualificate iniziative svolte nel corso del 2010 e nella presente fase congressuale. […]
Un altro elemento di fondamentale importanza su cui dobbiamo oggi lavorare è quello del finanziamento delle nostre attività, con punto di partenza il prospetto del Bilancio provinciale. Mi limito ad attirare la vostra attenzione sulle conseguenze deleterie dei “tagli” alle quote a noi spettanti: da quelle dello Stato riservate agli organismi no profit e di particolare valore patriottico e morale, come lo è l’ANPI, ai costi del servizio postale che ci privano delle agevolazioni tariffarie per la spedizione a domicilio di Patria Indipendente e Resistenza. Altrettanto dicasi per le dissennate misure governative che tagliano le risorse per gli Enti locali, con severe ripercussioni sui contributi necessari ad un’organizzazione come la nostra che propugna ed attua il dettato costituzionale.
Una messa a punto, niente affatto superflua, concerne poi la personalità stessa dell’ANPI, anche per dissipare eventuali fraintendimenti, nonché per stroncare le accuse che di volta in volta ci vengono lanciate. L’ANPI non è un partito, ma ha una visione politica delle cose e quindi valuta gli avvenimenti e decide le posizioni e gli orientamenti di volta in volta da assumere: sia per gli eventi politici nazionali, sia per quelli a carattere locale.
Andremo prima o poi alla consultazione elettorale: esprimeremo con chiarezza e pieno diritto il nostro parere sulla conduzione politica del Paese che è fortemente negativa. Inoltre, fra pochi mesi i bolognesi saranno chiamati a scegliere schieramenti e persone cui affidare la gestione della nostra città, dopo l’infausta interruzione traumatica della precedente Amministrazione, cui ha fatto seguito il periodo commissariale tuttora in atto. Ebbene, come è nostro costume, valuteremo i programmi che le parti in competizione offriranno agli elettori. Così come saremo disponibili ad ascoltare chi di esse – rigorosamente escluse quelle che non si riconoscono nell’antifascismo e nella Costituzione – desideri incontrarci per l’illustrazione dei rispettivi progetti e conoscere le nostre opinioni in merito.
Come sappiamo, a Bologna esiste il Comitato Provinciale della Resistenza e della Lotta di Liberazione la cui presidenza è composta dal sindaco, dal presidente della Provincia e da un partigiano. Questo Comitato è attivo fin dall’immediato dopoguerra, voluto unitariamente dai partiti del CLN, ed i primi ad essere nominati furono Giuseppe Dozza, comunista, l’avv. Roberto Vighi, socialista e l’on. Angelo Salizzoni, democristiano.
Valutiamo di grande importanza il ruolo e le iniziative che esso svolge e che promuove. […]
Tra le nostre iniziative segnalo che abbiamo già contattato l’assessore regionale Massimo Mezzetti per proporre un progetto di legge sulla Memoria che sarà presentato entro la prima quindicina di marzo, con la partecipazione degli Istituti storici e delle organizzazioni della Resistenza dell’Emilia Romagna.
Sottolineo il contributo che l’ANPI provinciale di Bologna sta dando a favore dell’estensione organizzativa della nostra associazione a regioni nelle quali prima non era rappresentata. L’ANPI si propone infatti di diffondere la memoria della Resistenza e dell’Antifascismo anche nei luoghi in cui meno presente è stato il movimento di liberazione. Dobbiamo sempre ricordare che tanti giovani militari del Sud hanno combattuto insieme a noi quando, in seguito al disfacimento dell’8 settembre 1943, rinunciando al “tutti a casa”, hanno scelto di partecipare nelle brigate partigiane alla lotta contro l’invasore nazista e il fascismo repubblichino ad esso asservito.
E’ anche per questa ragione che siamo andati – come chi qui vi parla – in Sicilia, in Sardegna ed altrove e questo lavoro organizzativo ha già dato risultati positivi. Non solo in Italia. Infatti sono state costituite o stanno per nascere sezioni anche a Londra, Parigi, Madrid, in Germania, Svizzera, Argentina.
Tengo a mettere in particolare risalto, a questo proposito, la partecipazione di tanti giovani stranieri alla Lotta di Liberazione in Italia e nelle stesse brigate partigiane bolognesi dei quali molti hanno lasciato la vita. Ne trovate un’ampia documentazione nel numero del nostro periodico Resistenza.
Termino esprimendo la nostra soddisfazione per l’ampio e qualificato accoglimento dell’invito ad assistere al congresso.
L’ANPI ha una funzione dialogante con i grandi schieramenti in campo nazionale nonché in quello locale: con i sindacati, l’associazionismo antifascista, nell’ambito della cultura e della ricerca storica, così come di altri settori di analoga rilevante importanza. Così come siamo orgogliosi dell’invito che ci viene rivolto a partecipare col nostro lavoro a manifestazioni significative delle Forze Armate e delle associazioni d’Arma in congedo, nonché della presenza di picchetti militari d’onore alle celebrazioni di eventi della Resistenza.
Siamo a fianco del mondo del lavoro oggi fortemente protagonista delle lotte per l’occupazione e contro i propositi di togliere i diritti sanciti dalla contrattazione; siamo con i movimenti giovanili per dare loro fiducia nell’azione democratica per la conquista di un avvenire migliore.
Siamo con le donne che oggi manifestano in tutte le piazze italiane, Bologna compresa, per l’affermazione della loro dignità.
sintesi della relazione introduttiva, tenuta da William Michelini (presidente dell’ANPI provinciale)