C O M U N I C A T O S T A M P A
A proposito di Bella Ciao, un inno internazionale di libertà
Bella Ciao è una delle canzoni italiane più conosciute al mondo. Durante la Resistenza non ha avuto una gran diffusione in quanto era nota solo ad alcuni combattenti e in zone circoscritte, solo successivamente è diventata un canto simbolo, un inno internazionale di libertà.
Moni Ovadia scrive che Bella Ciao è “una canzone che ancora mobilita i cuori e le menti di donne e uomini che non hanno rinunciato ad opporsi all’oppressione in qualunque forma e sotto qualunque sole si manifesti”.
Oggi Bella Ciao è un canto tradotto in almeno 40 lingue ed è protagonista di tutti i 25 Aprile, del repertorio di bande di paese e di quello di musicisti strepitosi, primo fra tutti Riccardo Tesi. Intonata in occasione di funerali laici (il ricordo va a Enrico Berlinguer, Enzo Biagi, Bruno Trentin, Pietro Ingrao, don Gallo), ma anche a Parigi dopo la strage alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, la canzone è stata via via adottata dai braccianti messicani in California, dai combattenti curdi, dagli armeni dispersi nel mondo …
In sostanza, è come se Bella Ciao fosse sempre lì a scandire i passaggi importanti della storia contemporanea. Un piccolo bene immateriale capace di segnare il confine tra la guerra e la Liberazione. Tra le guerre e le Liberazioni.
Commette un grave errore chi pensa che sia il canto dei comunisti da contrapporre ai canti patriottici o che vada considerato paritetico agli inni del ventennio.
Bella Ciao è un canto antifascista e quindi inneggiante ai valori più profondi e autentici della democrazia, nata dalla Resistenza.
Ecco perché Bella Ciao è l’esempio di come una canzone possa raccontare molto altro oltre alle parole e al ritmato battimani che l’hanno fatta conoscere ed amare nel mondo e che piace così tanto ai bambini.
Bella Ciao è una canzone di tutti, un patrimonio prezioso da conoscere e da difendere.
Bologna, 5 aprile 2019