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Bologna esige una rapida soluzione della grave crisi

By 12 Marzo 2010 No Comments

palazzo Accursio(Editoriale del n. 1 del 2010 di Resistenza)

In primo luogo vorrei rivolgere un sincero augurio a tutte le forze politiche che ispirano il loro agire ai dettami della Costituzione repubblicana affinché possano ottenere dagli elettori il maggior numero possibile di consensi. La nostra Emilia Romagna, da sempre specchio di democrazia e dell’attività di chiara impronta antifascista, merita che abbia continuità tale linea di governo, che l’ANPI apprezza largamente.

Un governo regionale proiettato in chiave di innovazione e sviluppo – civile, economico, culturale – raccogliendo le proposte e le attese che sorgono incessantemente dalla società.

Valutiamo però con grande piacere quanto il presidente Vasco Errani, con la sua dichiarazione per Resistenza (a pag. 3 di Resistenza) contenente le idee che animano il lavoro suo e della compagine politica di cui è alla testa. Sappiamo bene che si tratta di un lavoro difficoltoso in un quadro economico – quindi sociale – difficile, sia in Italia che a livello internazionale e che non lascia indenne l’Emilia – Romagna.

Ciononostante, ripetiamo, passi in avanti sono stati fatti e altri ancora potranno essere compiuti con l’appoggio degli elettori col voto del 28 e 29 marzo.

All’importante appuntamento mancherà la rilevante quota di voti concernenti il rinnovo del Consiglio comunale, della carica del sindaco, dei Consigli di quartiere della città di Bologna. La grave crisi in atto, tanto inaspettata quanto – temiamo – di non rapida soluzione, amareggia profondamente gli ex partigiani e gli antifascisti dell’ANPI. La nostra condivisione per il programma che ci venne illustrato alla vigilia delle ancor recenti elezioni amministrative, la fiducia riposta nelle donne e degli uomini che manifestarono la volontà di sostenerlo, furono espressi con convinzione ed ancora oggi – fatte salve talune, gravi, riserve per quanto tale crisi ha generato – non abbiamo motivo per ignorare l’una e l’altra.

 

Non intendiamo accodarci al ruolo chiassoso e sostanzialmente inquinante, di chi rimesta nel fango. Ce ne guardiamo bene. Così come manifestiamo una posizione critica nei confronti di chi, anziché contribuire con le parole e gli atti, mostra di svolgere un’azione priva di contenuto propositivo, ma di fatto al limite dell’esclusivo interesse personale. Diciamo con estrema franchezza che questo non ci piace, anzi lo denunciamo in quanto deleterio.

Così come è fortemente deleteria la volgarità, il tornaconto di parte, l’insulto, l’allusione velenosa che vengono dai settori della destra politica e alimentano quotidianamente la grancassa mediatica di materia incontrollabile, volta esclusivamente a ingenerare disorientamento della parte, vasta, di cittadini meno attenti alla sostanza della crisi. Di ben altro hanno bisogno Bologna ed i suoi cittadini. La legislatura inaspettatamente troncata, aveva già ripreso ed avviato il programma di attività prospettato in campagna elettorale dalla maggioranza di centro-sinistra (sostegno alle famiglie in difficoltà, salute, viabilità urbana e risanamento ambientale, asili nido e scuole materne, cultura, progetti di città metropolitana, gestione del territorio, grandi infrastrutture, ed altro ancora), ora è a rischio di arresto e paralisi, a fronte di un prolungato regime commissariale.

Le stesse categorie imprenditoriali si sono pronunciate contro quest’ultima prospettiva. Sentiamo a questo punto di condannare severamente l’azione subdola con la quale si è tramato per impedire la rapida soluzione della crisi mediante l’appaiamento, in un’unica tornata il 28 e 29 marzo, delle votazioni regionale e comunale. Non va dimenticato, in tal proposito, il voto unanime dei gruppi consiliari in Comune e la presa di posizione netta di altre componenti del tessuto cittadino (compresa quella dell’ANPI provinciale, che riproduciamo alla pagina 2). Un auspicio che in un primo tempo aveva ottenuto l’assenso del ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Si prospettava quindi un percorso senza eccessive difficoltà, che poi, di punto in bianco, è stato bloccato con cavillosi, sostanzialmente speciosi, pretesti.

Nello stesso tempo, la speranza di un lavoro congiunto delle parti politiche è stata infranta e si è ulteriormente incattivita, con inaudita violenza, la campagna ostile. L’obiettivo, rivelato nel sottofondo e in superficie, è teso ad appannare e possibilmente distruggere il buon nome di Bologna guadagnato dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione che ha dato vita, nei decenni successivi, ad una preziosa e invidiabile conduzione della città.

Questo richiamo all’unità di tutti i cittadini bolognesi è, a nostro parere, quanto mai opportuno, visti i risultati della faticosa rinascita governata dal sindaco della Liberazione Giuseppe Dozza, dopo la tragica eredità lasciata dalla guerra voluta dalla ventennale dittatura fascista (ne tengano mente i nostalgici attuali!). Un richiamo all’unità che non può che riportarci alla mente il suo appello lanciato il 21 aprile 1945, quando invitò la cittadinanza bolognese a cooperare per il bene e la ricostruzione della città; appello rinnovato il 24 novembre 1946 in occasione del conferimento della Medaglia d’Oro al Valor militare appuntata dal presidente della Repubblica, Enrico De Nicola, sul gonfalone comunale. La parte finale del manifesto, sottoscritto anche dai membri della Giunta municipale, è riprodotta nel box della pagina precedente (leggi qui).

William Michelini, Presidente ANPI Provinciale

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