Attualità

Cara Costituzione

By 21 Gennaio 2021 No Comments

Lettera del cardinale di Bologna Matteo Maria Zuppi alla Costituzione

Cara Costituzione,
Sento proprio il bisogno di scriverti una lettera, anzitutto per
ringraziarti di quello che rappresenti da tanto tempo per tutti noi. Hai quasi
75 anni, ma li porti benissimo! Ti voglio chiedere aiuto, perché siamo in un
momento difficile e quando l’Italia, la nostra patria, ha problemi, sento che
abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che
parte andare. E poi che cosa ci serve litigare quando si deve costruire?
Come cristiano la luce della mia vita è Dio, che si è manifestato in Gesù.
E’ una luce bellissima perché luce di un amore, esigente e umanissimo, che
mi aiuta a vedere la storia dove Dio, che è amore, si manifesta. Mi insegna ad
amare ogni persona, perché ognuno è importante. Mi chiede di farlo senza
interessi perché l’unico interesse dell’amore è l’amore stesso, quindi
gratuitamente, senza convenienze personali, in maniera universale. Fratelli
tutti! E questo, in un mondo che si è fatto piccolo e con tanti cuori troppo
ristretti perché pieni di paura e soli. Penso ci sia bisogno di questa luce, anche
nelle Istituzioni, perché dona speranza, rende largo e umano il cuore, insegna
a guardare al bene di tutti perché così ciascuno trova anche il suo.
Stiamo vivendo un periodo difficile. Dopo tanti mesi siamo ancora nella
tempesta del COVID. Qualcuno non ne può più. Molti non ci sono più.
All’inizio tanti pensavano non fosse niente, altri erano sicuri che si risolvesse
subito tanto da continuare come se il virus non esistesse, altri credevano che
dopo un breve sforzo sarebbe finito, senza perseveranza e impegno costante.
Quanta sofferenza, visibile e quanta nascosta nel profondo dell’animo delle
persone! Quanti non abbiamo potuto salutare nel loro ultimo viaggio! Che
ferita non averlo potuto fare! Sai, molti di quelli che ci hanno lasciato sono
proprio quelli che hanno votato per i tuoi padri. Anche per loro ti chiedo di
aiutarci. Quando penso a come ti hanno voluta, mi commuovo, perché i padri
costituenti sono stati proprio bravi! Erano diversissimi, avversari, con idee
molto distanti eppure si misero d’accordo su quello che conta e su cui tutti –
tutti – volevano costruire il nostro Paese. Vorrei che anche noi facessimo così,
a cominciare da quelli che sono dove tu sei nata. C’era tanta sofferenza: c’era
stata la guerra, la lotta contro il nazismo e il fascismo e si era combattuta una
vera e propria guerra fratricida. Certo. Non c’è paragone tra come era ridotta
l’Italia allora e come è oggi! Tutto era distrutto, molte erano le divisioni e le
ferite. Eppure c’era tanta speranza. Adesso ce n’è di meno, qualche volta
penso – e non sai quanto mi dispiace! – davvero poca. Non si può vivere
senza speranza! Quando sei nata c’erano tanti bambini e ragazzi, quelli che
ora sono i nostri genitori e nonni. Vorrei che ci regalassi tanta speranza e tanti
figli, tutti figli nostri anche quelli di chi viene da lontano, perché se abbiamo
figli possiamo sperare, altrimenti ci ritroviamo contenti solo nel mantenere
avidamente quello che abbiamo, e questo proprio non basta e in realtà non ci
fa nemmeno stare bene.
Cara Costituzione, tu ci ricordi che non è possibile star bene da soli
perché possiamo star bene solo assieme. Tu ci ricordi che dobbiamo imparare
che c’è un limite nell’esercizio del potere e che i diritti sono sempre collegati a
delle responsabilità collettive: non va bene che la persona – che tu ritieni così
importante, che tu difendi e di cui vuoi il riscatto da ogni umiliazione – si
pensi in maniera isolata e autosufficiente. I diritti impongono dei doveri.
Ognuno è da te chiamato a pensarsi, progettarsi e immaginarsi sempre
insieme agli altri. Tu, infatti, chiedi a tutti di mettere le proprie capacità a
servizio della fraternità, perché la società come tu la pensi non è un insieme
di isole, ma una comunità tra persone, tra le nazioni e tra i popoli.
Fondamentale l’art. 2 in cui parli dei diritti inalienabili dell’uomo, di ogni
uomo non solo dei cittadini e dei doveri inderogabili di solidarietà. Ci ricordi
(art. 4) il dovere, per ogni cittadino, di impegnarsi in attività che
contribuiscano al progresso sociale e civile. Si tratta di due dei “principi
fondamentali”, che fanno parte del volto e dell’anima della Repubblica. Per te
la libertà (e tu sapevi bene cosa significava non averla e combatti contro ogni
totalitarismo, non solo ideologico, ma anche economico, militare o giudiziale)
non è mai solo libertà da qualcosa ma per qualcosa. Nell’art. 4 affermi infatti
che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la
propria scelta (quindi in piena libertà di risposta alla propria vocazione), una
attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della
società”, trasformando così tutte le “libertà da” – elencate soprattutto, ma non
solo, dall’art. 13 all’art. 25 – “in libertà per”. Certo, purtroppo per questo la
fratellanza è rimasta spesso indietro, perché senza essere liberi per qualcosa e
per gli altri abbiamo finito per costruire una libertà distorta, che tradisce la
vera uguaglianza. Tu ci dici che siamo uguali (art. 3), ma non è una
enunciazione vaga, perché ci dici anche che uno dei compiti primari dello
Stato è rimuovere gli ostacoli nella vita delle persone e del loro sviluppo
esistenziale e civile (artt. da 35 a 38 e poi 41 e 42). In sostanza ci dai il
fondamento di una società basata su una vera fratellanza ed eguaglianza e
non solo una fredda e impersonale imparzialità.
Cara Costituzione, abbiamo tanto bisogno di serietà e i tuoi padri ce lo
ricordano. Spero proprio che noi tutti – a partire dai politici – sappiamo far
tesoro di quello che impariamo dalle nostre sofferenze, cercando quanto ci
unisce e mettendo da parte gli interessi di parte, scusa il gioco di parole.
Abbiamo bisogno di vero “amore politico”!
Tu ci rammenti che non possiamo derogare dai doveri della solidarietà
(art.2) che sono intrecciati con i diritti. Questi esistono e si sviluppano
(insieme alla personalità) nei gruppi sociali intermedi tra l’individuo e lo
Stato: la famiglia, prima di tutto, ma anche le associazioni e i gruppi sociali,
religiosi, ecc. Per te l’unità prevale davvero sul conflitto (artt. 10 e 11).
La stessa salute va curata – altro che vivere come viene: siamo davvero
responsabili gli uni degli altri! (art. 32) – perché la salute non è solo un
fondamentale diritto dell’individuo, ma interesse dell’intera collettività.
Questo non vale solamente per difenderci meglio dai contagi o per gestire in
maniera più efficiente il sistema sanitario, ma perché l’attenzione alla salute
di tutti e di ciascuno è uno dei presupposti basilari di una vera cittadinanza
attiva. Insomma: star bene anche per potersi impegnare per gli altri e quindi
per tutti.
Anche per questo (art. 35) la Repubblica “cura” (che bel verbo, invece di
“tutela” o “garantisce”) non solo la formazione, ma anche “l’elevazione”
professionale dei lavoratori. Questo significa dare una visione umanizzante
del lavoro e del contributo che ci si aspetta dai lavoratori. Tu dici una cosa
bellissima: (art. 36) il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata
alla quantità e qualità del suo lavoro; e aggiungi che questa retribuzione deve
essere “in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza
libera e dignitosa”. Per te il lavoro è collegato allo sviluppo umano. Io vorrei
che dopo la crisi della pandemia si smettesse di praticare il precariato, il
caporalato e il lavoro nero, e che ci potessimo impegnare nel mettere in regola
i lavoratori, dando continuità e stabilità alla vita delle persone. Certo a
qualcuno conviene avere la possibilità di non “sistemare” i lavoratori, ma
come si fa a vivere e a progettare la vita senza sicurezze e senza sufficienti
garanzie di futuro? Come non pensare anche a tutti coloro che sono in seria
difficoltà e rischiano di perdere il lavoro in questo tempo di pandemia e in
quello del dopo pandemia, quando emergeranno anche i problemi adesso
sommersi! Ecco, per questo abbiamo bisogno di lavoro, di chi lo crea, non
specula e di garantire equità e opportunità a tutti. Non c’è dignità della vita
senza lavoro. Spero che tu ci possa aiutare a non aspettare sempre qualche
bonus e a smettere di speculare.
Cara Costituzione, incoraggiaci a costruire, ad essere imprenditori che
rischiano per sé e per gli altri mettendo in gioco tutta la nostra capacità e
dedizione, sapendo che si tratta del futuro delle persone. Insieme,
imprenditori e lavoratori. Tu (art. 41) garantisci la libertà dell’iniziativa
economica, ma dicendoci che tale iniziativa “non può svolgersi in contrasto
con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla
dignità umana” e aggiungi che la legge deve preoccuparsi affinché “l’attività
economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini
sociali”. Papa Francesco ce lo ha ricordato più volte parlando della proprietà
privata. Qualcuno si è spaventato, tradendo un pregiudizio oppure
manifestando di volere per sé quello che, invece, deve servire per il bene di
tutti, perché solo così si giustifica e si conserva. Tu (art. 42) stabilisci che “la
proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge che ne determina i
modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione
sociale e di renderla accessibile a tutti”.
Insomma, siamo per davvero sulla stessa barca! Facciamo ancora tanta
fatica a capirlo, ma è proprio così! Per questo aggiungi (art. 45) che lavorare
insieme è importante riconoscendo la “funzione sociale della cooperazione a
carattere di mutualità”. Quanto è utile che tu ci ricordi che solo insieme ne
veniamo fuori, che chi resta indietro non lo possiamo abbandonare e che
siamo chiamati come cittadini responsabili a lavorare per dare a tutti delle
opportunità concrete. L’ascensore sociale non può restare guasto, perché
altrimenti quelli che si trovano più in basso non riescono a rialzarsi, in quanto
sono senza possibilità reali di riscatto e progresso. E così non solo non è
giusto, ma ci depriva di ogni vero futuro! Per questo ci ricordi quanto è
importante riunirsi, parlare, discutere, confrontarsi. Tu ci garantisci (art. 18) il
“diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione…”, questo lo
sottolinei non solo perché nessuno lo limiti ma perché è importante custodire
ed incoraggiare la vita sociale e comunitaria. Hai voluto garantire
espressamente un diritto fondamentale per la formazione della personalità
(non era di per sé necessario, perché rientrava comunque nelle libertà già in
altre norme genericamente riconosciute, ma tu hai voluto sottolinearlo con
forza e decisione). Ma ci ricordi che la casa comune significa diritti e doveri e
che è importante partecipare tutti. A te i furbi, furbetti, di vario genere
proprio non vanno giù! Adesso che abbiamo tanti problemi come si fa a
essere furbi, speculare per sé invece di aiutarsi (art. 53)? Perché poi ci
rimettono i più deboli, quelli che non ce la fanno, i poveri, vecchi e nuovi.
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro
capacità contributiva”. Insomma, bisogna pagare le tasse e perché nessuno si
lamenti che non serve, anzi, rubi (in tanti modi perché non pagarle significa
togliere agli altri!) hai chiesto (art. 54) a tutti i cittadini il dovere di essere
fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. E anche che “i
cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle
con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Oggi direi con correttezza esemplare, anche perché ne va della fiducia degli
altri nella cosa di tutti! Ecco come si fa a vivere bene assieme. Come in
famiglia.
“Infatti, la nostra società vince quando ogni persona, ogni gruppo
sociale, si sente veramente a casa. In una famiglia, i genitori, i nonni, i
bambini sono di casa; nessuno è escluso. Se uno ha una difficoltà, anche
grave, anche quando ‘se l’è cercata’, gli altri vengono in suo aiuto, lo
sostengono; il suo dolore è di tutti. […] Nelle famiglie, tutti contribuiscono al
progetto comune, tutti lavorano per il bene comune, ma senza annullare
l’individuo; al contrario, lo sostengono, lo promuovono. Litigano, ma c’è
qualcosa che non si smuove: quel legame familiare. I litigi di famiglia dopo
sono riconciliazioni. Le gioie e i dolori di ciascuno sono fatti propri da tutti.
Questo sì è essere famiglia! Se potessimo riuscire a vedere l’avversario
politico o il vicino di casa con gli stessi occhi con cui vediamo i bambini, le
mogli, i mariti, i padri e le madri. Che bello sarebbe!” (FT 230). È solo
pensando alla famiglia e all’intera famiglia umana che ci può essere la pace
(FT 141). “La vera qualità dei diversi Paesi del mondo si misura da questa
capacità di pensare non solo come Paese, ma anche come famiglia umana, e
questo si dimostra specialmente nei periodi critici”. La pandemia ci ha
coinvolto tutti, in tutto il mondo. Quanto vorrei che crescesse il sogno di
ricercare il bene di tutti nella stanza del mondo dove viviamo assieme e dove
possiamo riconoscerci “Fratelli tutti”.
A proposito. La famiglia (art. 29) è riconosciuta come “società naturale”,
perché volevi sottolineare che la famiglia è una realtà umana precedente lo
Stato e in qualche modo realtà autonoma da questo, perciò usi il bellissimo
termine “riconosciuta”. Parola che utilizzi poche volte e sempre per diritti o
realtà la cui esistenza è appunto “riconosciuta” e non originata dallo Stato,
come per i diritti inalienabili dell’uomo (art. 2) in cui ci ricordi che
l’educazione, la casa e il lavoro sono indispensabili per vivere. In questo
quadro ci inviti anche ad essere accoglienti e ospitali. Nella nostra storia ci
hanno accolto e ora noi non accogliamo? Forse dobbiamo ricordarci che
dobbiamo agevolare “con misure economiche e altre provvidenze la
formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi” e sottolinei
che bisogna avere particolare riguardo alle famiglie numerose (art. 31). Non
dobbiamo finalmente mettere in pratica questa tua indicazione di
proteggere “la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti
necessari a tale scopo”? E’ così sconfortante non vedere bambini e senza
bambini c’è meno speranza e cresce la paura. Cosa ci richiede proteggere la
maternità?
Un’ultima preoccupazione. Tu ricordi che la pace va difesa ad ogni
costo (art. 11). Tu sei nata dopo la guerra. Avevi nel cuore l’Europa unita
perché avevi visto la tragedia della divisione. Senza questa eredità rischiamo
di rendere di nuovo i confini dei muri e motivo di inimicizia, mentre sono
ponti, unione con l’altro Paese. Solo insieme abbiamo futuro! Abbiamo tanto
da fare in un mondo che è bagnato dal sangue nei tanti pezzi della guerra
mondiale! E se, come affermi solennemente, ripudiamo la guerra, dobbiamo
cercare di trasformare le armi in progetti di pace, come Papa Francesco –
grande sognatore e realista come te – ha chiesto. “Con il denaro che si
impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale
per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così
che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non
siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa”
(FT 262). Ripudiare la guerra vuol dire costruire la pace praticando il dialogo
per arrivare ad abolire la guerra! La pace e la stabilità internazionali non
possono essere fondate su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una
distruzione reciproca o di totale annientamento. “L’obiettivo finale
dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un
imperativo morale e umanitario”, scrive Papa Francesco senza mezzi termini.
Grazie. Cara Costituzione, ascoltando te già sto meglio perché mi
trasmetti tanta fiducia e tanta serietà per la nostra casa comune. Se ce ne è
poca anch’io devo fare la mia parte! Proprio come tu vuoi.
+ Matteo
Gennaio 2021
P.S.: Ti farà piacere, carissima Costituzione, rileggere queste parole di
uno dei tuoi padri. Ti voleva bene e parlava spesso di te con amore grande e
lo insegnava ai giovani che non ti conoscevano.
“Alla fine, vorrei dire soprattutto ai giovani: non abbiate prevenzioni
rispetto alla Costituzione del ‘48, solo perché opera di una generazione ormai
trascorsa. La Costituzione americana è in vigore da duecento anni, e in questi
due secoli nessuna generazione l’ha rifiutata o ha proposto di riscriverla
integralmente, ha soltanto operato singoli emendamenti puntuali al testo
originario dei Padri di Philadelphia, nonostante che nel frattempo la società
americana sia passata da uno Stato di pionieri a uno Stato oggi leader del
mondo…E’ proprio nei momenti di confusione o di transizione indistinta che
le Costituzioni adempiono la più vera loro funzione: cioè quella di essere per
tutti punto di riferimento e di chiarimento. Cercate quindi di conoscerla, di
comprendere in profondità i suoi principî fondanti, e quindi di farvela amica
e compagna di strada. Essa, con le revisioni possibili ed opportune, può
garantirvi effettivamente tutti i diritti e tutte le libertà a cui potete
ragionevolmente aspirare; vi sarà presidio sicuro, nel vostro futuro, contro
ogni inganno e contro ogni asservimento, per qualunque cammino vogliate
procedere, e per qualunque meta vi prefissiate” (Giuseppe Dossetti, Discorso
tenuto all’Università di Parma, 26.IV.1995).