L’Italia è una repubblica – 2 giugno – democratica – 25 aprile – fondata sul lavoro – 1° maggio. L’articolo uno della Costituzione è rappresentato in modo esemplare dal nostro calendario civile. I giorni di festa, non solo ci ricordano da dove veniamo ma, riescono anche ad indicarci la strada da percorrere verso il pieno compimento della nostra amata Costituzione, la nostra stella polare (per citare la cara senatrice Liliana Segre) il punto di riferimento imprescindibile per chiunque abbia a cuore la democrazia e abbia responsabilità di governo a qualunque livello.
Al punto che si giura sulla Costituzione.
La nostra Costituzione ci garantisce i diritti e ci vincola ai doveri e ha avuto origine dal fatto storico della Resistenza antifascista e della sua vittoria: è lì che si trova la fondazione della Costituzione ed è lì che possiamo leggerne l’intero testo. La nostra Costituzione è impregnata dei valori della Resistenza antifascista da cima a fondo per cui è esatto definire la Costituzione italiana antifascista, visto che i valori della Resistenza ne costituiscono l’ossatura. A scriverla e a firmarla collaborarono tutte le forze che furono unite nel combattere il fascismo: comunisti, socialisti, cattolici, repubblicani, monarchici, intellettuali e contadini, operari, studenti, parroci, mondine, militari che si rifiutarono di aderire alla repubblica di Salò. Tra loro le menti migliori della cultura liberale, del riformismo cattolico, del socialismo, del Partito d’Azione, del partito comunista il cui pensiero fu rivisitato da Antonio Gramsci. Una sorta di aristocrazia culturale ed etica, un fenomeno straordinario sostenuto dalla popolazione civile che, stremata dalla guerra e disillusa da un’ideologia di morte, ha appoggiato la lotta di Liberazione in mille modi. È stata la Costituzione ed il progetto in essa contenuto di uno stato libero e giusto, ad accomunare questo movimento plurale e che tutt’oggi ci accomuna. La Costituzione è lo sviluppo naturale della lotta di Liberazione combattuta da tutte le forze antifasciste, da tutti coloro che si opposero con le parole e con le azioni ad un regime totalitario, gerarchico, illiberale e antidemocratico. I Costituenti, pur nella diversità delle loro ideologie, furono concordi su un punto che costituì la pietra angolare dell’edificazione del nuovo Stato repubblicano: il rifiuto del fascismo e quindi la costruzione di una Costituzione imperniata sui valori dell’uguaglianza, della giustizia, sulla divisione e sul bilanciamento dei poteri. Il 25 aprile, quindi, rappresenta una festa inclusiva per quel che riguarda il futuro del nostro Paese ma profondamente divisiva per quanto riguarda il giudizio sul passato. La Costituzione riconosce i diritti a tutti, anche agli ex fascisti in quanto si riconoscano nelle istituzioni costituzionali e le accettino. Per i fascisti che continuano a dirsi fascisti e a operare come tali, nella nostra Costituzione non c’è posto. Salutare con il braccio teso non è libertà di opinione è apologia di fascismo e deve essere considerato un reato.
Si può tentare – come si sta facendo in tanti modi e a vari livelli – di stiracchiare la storia ma non la si può riscrivere. Solo per fare un esempio tra i tanti: alle Fosse ardeatine furono uccisi perché antifascisti ed ebrei non perché italiani. Ricordo che erano italiani quelli che stilarono la lista e quelli che li avevano torturati e incarcerati prima di ucciderli. Erano italianissimi fascisti.
Il fondamento della Costituzione è l’antifascismo che, è bene ricordarlo ancora una volta, è sinonimo di democrazia. Quindi, chi giura sulla Costituzione antifascista giura di essere fedele ai valori della Resistenza che ritroviamo ribaditi in ogni riga e in ogni articolo. Proviamo a rileggere l’articolo 3 l’uguaglianza che in tutti i suoi aspetti vi è menzionata – di religione, razza sesso, opinioni politiche e condizioni sociali – sotto il fascismo non valeva. Valeva l’esatto contrario. Circa la religione, il cattolicesimo era la religione dello Stato, per la razza si parlava della purezza della stirpe italica e le razze cosiddette inferiori venivano perseguitate, la donna era sottomessa al capofamiglia, circa le opinioni politiche, gli oppositori venivano perseguitati, incarcerati, confinati ed uccisi mentre l’unico partito era quello fascista.
La Costituzione garantisce la libertà di coscienza contro il “credere, obbedire, combattere”;
il pluralismo dei partiti contro il partito unico;
il diritto di sciopero, di manifestare, la libertà di stampa e di pensiero, il diritto di voto per le donne.
Ma la storia della nostra Repubblica è anche la storia di continui rigurgiti di fascismo vecchio e nuovo dai tentativi di colpi di stato, allo stragismo, ai continui depistaggi. A questo proposito approfitto per ringraziare Paolo Bolognesi (è grazie alla sua attività di parlamentare che in Italia adesso esiste il reato di depistaggio) e l’Associaizone delle vittime della strage del 2 agosto per l’encomiabile lavoro svolto per la ricerca della verità sui mandanti della strage fascista. La lapide che ricorda le 85 vittime posta accanto al Sacrario dei caduti della Resistenza serve da monito per ricordarci che il fascismo è stato sconfitto il 25 aprile 1945 ma non è stato vinto.
La storia del nostro Paese è segnata anche della continua disapplicazione della Costituzione e di un suo costante logoramento, di tentativi di modificarla o, quanto meno, di annacquarla. La Repubblica è una e indivisibile ci ha ricordato di recente il nostro presidente Mattarella. Un chiaro messaggio per chi si ostina a pensare ad un’Italia nella quale i diritti non siano uguali per tutti a cominciare dalla sanità. È di tre anni in meno l’aspettativa di vita se si nasce al sud che diventano 16 se si considera la differenza di vita in salute tra Bolzano e la Calabria (dati del Sole 24 ore). Sono sempre di più le famiglie che rinunciano a curarsi.
La scuola ha smesso da tempo di essere l’ascensore sociale che ha garantito in passato una qualità di vita e professionale migliore anche per chi proveniva da famiglie modeste. Oggi come in passato, invece, si laureano i figli di laureati e accedono alle professioni i figli di professionisti. La scuola deve tornare ad essere il primo strumento per formare cittadini critici, consapevoli e attenti non lavoratori pensati per il mercato.
Il diritto al lavoro e i diritti nel lavoro sono messi in discussione quotidianamente dal lavoro precario e dalle continue, troppe, morti sul lavoro.
Alcuni progetti di legge attualmente in cantiere sono finalizzati a stravolgere alcuni punti fondamentali della Carta costituzionale, del suo assetto e di alcuni diritti fondamentali – lavoro, salute, istruzione – sempre più ridotti a diritti di carta perché progressivamente svuotati di sostanza.
I Costituenti andarono nel senso opposto del fascismo anche per quel che riguarda la divisione dei poteri e l’indipendenza della magistratura da ogni potere. Su questo versante la nostra Costituzione è la più avanzata del mondo perché, oltre all’indipendenza dei giudici estende le garanzie di indipendenza anche ai pubblici ministeri. È in atto da tempo una lotta senza quartiere contro la magistratura fedele alla Costituzione, fatta anche di azioni intimidatorie e provvedimenti disciplinari fino a diverse proposte di legge segnate da un unico comune denominatore: imbrigliare l’indipendenza dei magistrati e ricondurli sotto il controllo del potere politico. Vogliono uccidere l’indipendenza della magistratura modificando l’articolo 104 della Costituzione che prevede che il Consiglio superiore della Magistratura sia composto per due terzi da magistrati e per un terzo da persone indicate dal parlamento. La modifica in cantiere prevede l’aumento da un terzo sino al 50% dei componenti politici, allo scopo evidente di aumentare il controllo della politica sulla magistratura. Sul test attitudinale non mi soffermo.
Desta preoccupazione anche la proposta di legge verso il presidenzialismo, ancora troppo vaga e nebulosa per poter entrare nel merito. Ma su un punto siamo fin d’ora fermissimi: no all’uomo (o donna) solo al comando. Chi vince le elezioni ha il diritto a governare non di comandare.
Da 80 anni a questa parte l’Anpi è il baluardo contro il fascismo ma l’anagrafe è impietosa e molti dei nostri cari partigiani e delle nostre care partigiane non ci sono più. C’è bisogno di proseguire la loro lotta con un antifascismo quotidiano volto non solo alla piena applicazione della Costituzione, come non mancava di ribadire il caro Carlo Smuraglia, ma per difenderla.
Difendere la Costituzione è la nuova Resistenza.
Per questo mi rivolgo ai giovani e alle ragazze, i più esposti, i più vulnerabili, troppo spesso preda delle nefaste fascinazioni dei gruppi neofascisti – giovani e ragazze portatori sani di cambiamento per un mondo migliore e che sono passati dall’esser giudicati bamboccioni ad essere trattati come pericolosi malviventi. Manifestare, esprimere il proprio pensiero, battersi per le proprie idee sono tutti diritti garantiti dalla nostra Costituzione. C’è stato bisogno che il presidente Mattarella lo ricordasse. Come il nostro presidente anch’io – e con me l’Anpi – desidero rivolgermi a voi. So bene quanto siate delusi da una politica che, quando non vi ignora è perché vi manganella. Sappiate che dalla vostra parte avete un’arma fondamentale: quella del voto. È importante che chi si dichiara antifascista eserciti questo diritto / dovere andando a votare. L’astensione può essere sicuramente considerata un segnale ma i seggi al parlamento vengono attributi in base ai voti validi: non c’è uno spazio che resta vuoto per rappresentare – anche solo simbolicamente – chi non si è espresso. La possibilità di esprimere liberamente il proprio voto è un diritto fondamentale, pagato a caro prezzo da chi in montagna sognava e progettava un mondo migliore e più giusto: usiamolo, facciamo che sia nostro. C’è bisogno di arrivare alla piena applicazione della Costituzione e dei diritti in essa sanciti e il voto resta l’arma più potente.
Viviamo tempi duri e difficili, segnati da tragedie, scanditi da sofferenze tanto inaudite quanto inaccettabili per un mondo che si ostina a definirsi civile. Sulle spalle dei nostri giovani e delle nostre ragazze grava il peso di un futuro incerto, addirittura la prospettiva di un futuro di guerra ed è davvero sconcertante assistere ad un’Europa che sembra aver abdicato ad un ruolo autonomo di promotrice di dialogo e di diplomazia.
C’è un disperato bisogno che parole come pace, democrazia, diplomazia, relazioni tornino ad avere tutto il peso che meritano. Non dobbiamo stancarci mai di batterci per la pace per porre fine alle tragedie epocali che scandiscono da troppo tempo la cronaca dei nostri giorni.
L’Anpi, che resiste da 80 anni e che è capace di legami solidi può definirsi a pieno titolo un argine contro il fascismo, contro chi vuole snaturare la costituzione invece di applicarla.
Cito Piero Calamandrei: La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
Difendere la Costituzione è la nostra nuova Resistenza!
Buon 25 aprile
Anna Cocchi
Presidente ANPI Bologna