Perchè mi sono iscritto all'anpiVita associativa

Perchè mi sono iscritto all’ANPI

By 8 Luglio 2020 No Comments
bandiera ANPI tricolore con stella

Alberto Trombetti, da Rita Trombetti; nato il 25 dicembre 1918 a Castenaso; ivi residente nel 1943. Diploma di abilitazione magistrale. Insegnante. Prestò servizio militare nei carristi a Bologna dall’1 settembre 1939 all’8 settembre 1943 con il grado di tenente.
Collaborò a Castenaso con la 4ª brigata Venturoli Garibaldi.
Riconosciuto benemerito dall’1 maggio 1944 alla Liberazione.

Flavio Cattani, da Antonio e Rita Trombetti; nato il 22 maggio 1926 a Bologna. Nel 1943 residente a Castenaso. Studente.
Militò come capo squadra nella 4a brigata Venturoli Garibaldi a Castenaso. Venne incarcerato a Imola dal novembre 1944 al 24 dicembre 1944. Ferito.
Riconosciuto partigiano dal 1 maggio 1944 alla Liberazione.

Mi sono iscritta all’ANPI per testimoniare la mia adesione politica all’Associazione, in un momento di grande sfiducia nella politica, e perché non venga cancellato il ricordo della Resistenza, una delle pagine più belle della nostra storia nazionale alla quale hanno contribuito anche i miei familiari come ho potuto leggere dal sito www.storiaememeoriadibologna.it

In ricordo di mio padre Alberto Trombetti, benemerito delle Resistenza

Mio padre Alberto è scomparso, improvvisamente, a causa di un infarto nel 1988, prima di compiere 70 anni. Desidero ricordarlo e onorarne la memoria aggiungendo ai ricordi personali ancora vivissimi, qualche dato che ho cercato di raccogliere ripescando nella memoria di alcuni parenti sopravvissuti e andando a rileggere i pochi documenti che sono rimasti.

Era nato il giorno di Natale del 1918, lo avrebbero voluto chiamare Natalino, ma la levatrice condotta, la carissima Elena Bonucci, che ho conosciuto anch’ io e che ha fatto nascere tantissimi bambini a Castenaso si impose e suggerì il nome Alberto. Mio padre lo ricordava con soddisfazione.

Appena nato, era già orfano di padre, morto durante la prima guerra mondiale, nello stesso 1918: non aveva avuto il tempo di sposare la fidanzata, Rita Trombetti, di cui mio padre portò il cognome, circostanza che ne segnò il carattere in quanto in ogni documento era costretto a indicare, nel campo “paternità”, N.N.: marchio che, all’epoca, era molto duro da avere addosso. Sua madre, che era nata nel 1900, si sposò intorno al 1925 con Antonio Cattani da cui ebbe quattro figli maschi, ma fu nuovamente sfortunata: a 35 anni restò vedova, con cinque figli. Mio padre Alberto, il maggiore, ebbe per tutta la vita il peso, prima materiale, poi morale, dei fratelli, che sostenne in ogni modo, non sentendosi mai del tutto parte della famiglia per via del diverso cognome, anche se sua madre, i nonni materni e gli zii Ettore ed Emma (fratelli di sua madre) fecero davvero di tutto per non fare sentire alcuna differenza tra loro.

Avere fratelli con un altro cognome e portare quello della mamma influì moltissimo sul suo carattere. Era un uomo di notevole intelligenza e sensibilità come gli hanno riconosciuto, nei molti anni in cui è stato maestro elementare a Castenaso, centinaia di ragazzi che lo hanno amato e apprezzato. Ne ho conosciuti molti. Era il maestro della quinta e anche della sesta e settima classe elementare, due classi che, allora, si aggiungevano alla quinta per chi non poteva proseguire gli studi.

Da quando ho dei ricordi, cioè dalla metà degli anni Cinquanta, la nostra casa era un porto di mare a cui affluivano persone di ogni età per chiedere al Maestro consiglio e aiuto, che non ha mai rifiutato, per tutta la vita. Anche quando non era più il Maestro Trombetti e aveva lasciato Castenaso per trasferirsi a Bologna.

Il tratto che maggiormente ha caratterizzato la sua personalità è stato l’apertura a tutti e la capacità, connessa al suo lavoro, di trattare anche con i caratteri più difficili, di ragazzi e adulti. E uno spiccato senso del dovere accompagnato alla forte dedizione alla famiglia.

A diciotto anni, ottenuto il Diploma magistrale, partì per Caserta per seguire i corsi all’Accademia Aeronautica: voleva fare il pilota. Qualche foto lo ritrae su un bimotore. Fu l’insistenza di sua nonna materna, la mia bisnonna Virginia, che, ansiosissima, lo implorava di ritornare, a farlo recedere da quella decisione.

Così mio padre ritornò e cominciò a insegnare presso la Scuola Elementare “Mario Moreno” di Castenaso. Nel frattempo conobbe mia madre, Rina Zucchi, più giovane di lui di quattro anni (1922). Fu chiamato a prestare servizio militare nel 1939 come tenente dei carristi. Con la divisa dei carristi si sposò il 30 ottobre 1941, perché era stato destinato alla campagna di Russia. Fu una cerimonia lieta e triste nello stesso tempo: Alberto e Rina avevano voluto sposarsi nel timore di non rivedersi più. Accadde però un fatto inaspettato: durante un addestramento, a Porretta, mio padre restò a lungo nell’acqua gelata e contrasse una brutta pleurite. Questo fece sì che non potesse essere abile a partire per la Russia. Probabilmente non sarebbe mai più ritornato. Per quella malattia gli fu riconosciuta una piccola pensione di guerra. Con l’8 settembre lasciò la divisa e, con mia madre, sfollò in campagna presso i suoceri, a Fiesso di Castenaso. Fu là che ebbe modo di dare aiuto a numerosi partigiani della Brigata Venturoli Garibaldi, ricoverandoli in casa e aiutandoli in varie circostanze.

Aiutò in varie occasioni anche il fratello Flavio Cattani, che nel 1944 militava come capo squadra nella 4a brigata Venturoli Garibaldi a Castenaso, che fu incarcerato a Imola dal novembre 1944 al 24 dicembre 1944, e che, durante un’azione, fu ferito e scampò fortunosamente alla fucilazione.

Mio padre non ha quasi mai parlato della sua partecipazione e di quella del fratello alla Resistenza (io stessa ho travato i loro nomi nel sito www. storiaememoriadibologna): credo non volesse fregiarsi di alcuna benemerenza anche se so da mia madre, che è mancata nel 2013, che varie volte mise a repentaglio non solo la propria vita, ma anche quella dei suoceri, di mia madre stessa, delle sue tre sorelle e delle rispettive famiglie, tutti sfollati a Fiesso di Castenaso.

Lo ricordo in cattedra: anch’io ho frequentato le scuole elementari di Castenaso, con un sorriso che non posso dimenticare.