Cultura

Vite Resistenti: Gianni Rodari

By 17 Dicembre 2019 No Comments

«Tutti gli usi della parola a tutti mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo» G. Rodari

Tra pochi mesi ricorre il centenario della nascita di Gianni Rodari. Molto spesso queste ricorrenze sono solo l’occasione di eventi giornalieri presto dimenticati per passare alla data successiva come sfogliando distrattamente un album temporale. Con Rodari non si corre questo pericolo perché il suo insegnamento e la sua opera sono ancora di straordinaria attualità. Un’opera sempre più necessaria alla scuola di oggi che tende sempre più a omologare il pensiero delle giovani generazioni che dovrebbe essere invece mantenuto libero.

Il suo saggio sulla Grammatica della Fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie è ancora oggi uno strumento efficace e utilissimo per prendere confidenza con la scrittura e l’espressione artistica. Nei suoi testi si respira l’utopia e l’idealità degli anni postbellici, che portarono negli anni ’60 e ’70, a sperare di cambiare il mondo con teorie e pratiche antimilitariste, anticoloniali, antifasciste, per i diritti umani e civili e un profondo cambiamento della società. La sua opera ha profonde radici nella cultura popolare, nelle fiabe, conte e filastrocche tramandate oralmente, mentre dal padre panettiere ha sicuramente ereditato l’arte e la pazienza di impastare le parole e poi farle trasformare con il lievito della fantasia. Le caratteristiche principali del lavoro di Rodari sono l’ironia, la leggerezza e l’impegno etico e politico. Quest’ultimo ha sicuramente radici nella sua esperienza durante il fascismo, nella sua partecipazione alla Resistenza e, in seguito, nella sua lunga militanza all’interno del partito comunista.

Alcuni episodi davvero emblematici della sua biografia: venne valutato “insufficiente” come insegnante perché si rifiutò di assumere un incarico nel partito fascista o quando nel 1951, dopo la pubblicazione del suo primo libro Il manuale del Pioniere, venne scomunicato dal Vaticano, che lo definì “ex-seminarista cristiano diventato diabolico” e per questo motivo nelle parrocchie si arrivò perfino a bruciare i suoi libri. Nel 1970 fu insignito del premio Andersen, considerato il vero e proprio Nobel della letteratura per l’infanzia. Nel 1976, insieme alla partigiana e giornalista Marisa Musu, fondò l’associazione Coordinamento genitori democratici, impegnata a insegnare i valori di una scuola antifascista, laica e democratica.

L’impegno civile di Rodari si riflette in una scrittura per l’infanzia antiautoritaria e libertaria, dove il gioco e la libertà espressiva preparano l’invenzione fantastica. Il suo capolavoro pedagogico Grammatica della fantasia rappresenta già nel titolo un ossimoro, ossia un trucco della scrittura che serve a indicare due opposti, due cose apparentemente inconciliabili come la grammatica con le sue regole e la fantasia con la sua totale imprevedibilità; solo un maestro e un poeta come Rodari poteva insegnarci a giocare con le parole per liberare la grammatica e regolare la fantasia.

Il dittatore

Un punto piccoletto,
superbo e iracondo,
«Dopo di me» gridava
«verrà la fine del mondo!».

Le parole protestarono:
«Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo».

Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso
e il mondo continuò
una riga più in basso.

 

di Roberto Pasquali