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Relazione politica approvata dal Consiglio Nazionale di Cervia

By 16 Novembre 2008 No Comments

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La presente riunione del nostro Consiglio Nazionale muove dal documento approvato il 4 giugno scorso, dai contenuti della discussione e dai rilievi emersi durante l’ultimo Comitato Nazionale, svoltosi a Roma il 21 ottobre scorso. Questi precedenti devono essere richiamati e tenuti presenti in quanto essi delineano le politiche generali alle quali la nostra Associazione deve ispirarsi, tenendo conto degli approfondimenti che il Consiglio Nazionale è tenuto ad operare così predeterminando la mobilitazione delle nostre strutture per intervenire efficacemente nell’attuale momento di crisi politica, morale e istituzionale che il nostro Paese sta attraversando.

Va ricordato innanzitutto che la nostra Associazione ritiene essere proprio dovere, insieme a tutti gli altri enti ed associazioni la cui stessa esistenza si ispira alla memoria e ai valori della Resistenza, intervenire politicamente al fine di garantire la vigile tutela della identità democratica realizzata per la nostra Patria dalla lotta di Liberazione nazionale. Questo intento è del tutto conforme alla nostra storia e alla nostra tradizione. Infatti l’ANPI ha sempre valorizzato non soltanto il periodo della lotta armata per la liberazione del nostro Paese ma anche l’antifascismo minoritario ed eroico degli italiani più consapevoli nel periodo antecedente a quella lotta, caratterizzato dal sacrificio di figure come quelle di Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, di Piero Gobetti, di Antonio Gramsci e di don Minzoni e, inoltre, nei decenni successivi al 25 aprile 1945 si è sempre impegnata per la salvaguardia e l’affermazione dei principi e valori resistenziali. Ciò non ha mai inteso, né intende oggi, trasformare l’ANPI in un partito politico, in quanto è ai partiti politici che spettano le funzioni contemplate dall’articolo 49 della Costituzione, mentre all’ANPI, e alle altre associazioni resistenziali, compete una funzione di “coscienza critica” e di soggetto concretamente operante per la salvaguardia e l’attuazione dei principi che ispirano la nostra conquistata democrazia.

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Da tempo, in particolare nell’ultimo ventennio, si è verificata una progressiva deriva di allontanamento del ceto politico dominante dalla via maestra sopra indicata, una via che sarebbe stata invece necessaria per il progresso civile e sociale dell’Italia: un percorso che soprattutto dopo la fine della guerra fredda avrebbe dovuto essere maggiormente praticabile. Sono invece mancati una adeguata rilettura del passato e lo sviluppo di un impegno maggioritario e condiviso per l’attuazione della nostra Costituzione, specialmente per l’inveramento dei contenuti di carattere sociale che la caratterizzano e che sono la più positiva e lungimirante eredità della lotta di Liberazione nazionale. Si è ritenuto che fosse sufficiente affermare le idee del liberalismo e dell’economia di mercato senza affrontare i rischi di involuzione connessi ad una concezione del potere politico sorda ai conflitti di interesse utilizzati in primo luogo a fini personali o di gruppi o ceti particolari, in definitiva come strumento di dominio e non di promozione sociale ed etica.

Nel corso della precedente legislatura dominata dal centro-destra, dal 2001 al 2006, è stato realizzato il tentativo non di attuare la nostra Costituzione, come sarebbe stato necessario, bensì di demolirne i principi fondamentali allo scopo principale di concentrare il potere nelle mani del governo, praticamente abolendo o fortemente depotenziando le istituzioni di garanzia. Un tentativo che è stato provvidenzialmente sconfitto con il referendum popolare del giugno 2006, il cui risultato (il 61,32% dei votanti ha espresso il No alla riforma costituzionale varata) ha dimostrato una sensibilità della maggioranza degli italiani verso l’attualità dei valori della Costituzione come fondamento del nostro sistema democratico, rifiutando la demolizione della Costituzione stessa. Il “patriottismo della Costituzione” emerso come elemento unificante delle forze più consapevoli del nostro Paese è stato troppo presto dimenticato, ma oggi va richiamato e tenuto presente per un’azione incisiva contro la deriva populistica. L’attuale legge elettorale, nº 270/2005, ha sottratto il diritto degli italiani di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento, relegandone la scelta nel chiuso delle segreterie dei partiti. La discussione in corso sulla riforma della legge elettorale europea, che secondo il governo dovrebbe prevedere l’eliminazione delle preferenze e la soglia di sbarramento al 5%, è preoccupante e si pone in contrasto, come ha fatto rilevare a chiare lettere il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con i principi costituzionali del pluralismo politico e della partecipazione diretta degli elettori alla scelta dei propri rappresentanti nel parlamento europeo.

Nel periodo a noi più vicino il governo sta intervenendo in modo massiccio sui temi della sicurezza, dell’informazione, della scuola, della sanità, dell’Università, del trattamento degli immigrati, della pubblica amministrazione, in un modo che viola diritti riconosciuti dalla nostra Carta fondamentale nel quadro dell’eguaglianza di tutti gli esseri umani di fronte alla legge il che non corrisponde agli interessi generali. In particolare, l’attacco alla scuola, all’Università e più in generale al sistema formativo dei giovani non si presenta affatto come una riforma bensì come un taglio di spesa in un settore estremamente delicato come quello dell’istruzione e formazione culturale e civile dei giovani che sono il futuro della nostra collettività. I movimenti di studenti, insegnanti, precari, genitori, che spontaneamente sono sorti in difesa della Scuola e dell’Università pubbliche, contro la legge n°133/2008 e il decreto Gelmini diventato legge in questi giorni, denotano consapevolezza e l’esistenza di un profondo attaccamento ai valori costituzionali, in particolare all’art. 34 della Costituzione. Inoltre, l’ANPI non può tacere sulla natura sostanzialmente razzista della creazione di classi separate per gli alunni stranieri. Tra i temi generali sui quali la nostra Associazione deve prendere posizione sono in primo piano anche le disposizioni discriminatorie nei confronti degli immigrati che di essi non favoriscono l’integrazione nella nostra comunità nazionale: un valore che non può essere ignorato pur nella individuazione e punizione necessaria di coloro che in qualsiasi modo violano la legge mettendo a repentaglio l’esigenza della sicurezza. Viene ripresa la scandalosa iniziativa delle leggi “ad personam” drasticamente lesive di ogni principio di uguaglianza e viene reiterato un atteggiamento conflittuale verso la magistratura che tende a ledere la sua autonomia e indipendenza, requisiti essenziali dello stato di diritto.

Questa politica complessiva viene praticata e sostenuta con l’uso di strumenti mediatici, di cui il capo del Governo largamente dispone, i quali alimentano spregiudicatamente un populismo che in modo sempre più evidente si pone a base di una nuova forma e prospettiva di assolutismo. Tutto ciò spiega perché in una situazione di grave preoccupazione di tutti i componenti della nostra comunità per l’andamento economico negativo i sondaggi possano affermare che il gradimento del Governo da parte dei cittadini avrebbe raggiunto livelli superiori al 60%. Tutto questo, nel momento in cui l’attuale crisi finanziaria mondiale, dagli analisti ritenuta anche più grave di quella del 1929, sta già influendo sull’economia reale del Paese e soprattutto nei confronti dei lavoratori, delle famiglie, dei pensionati e dei giovani: la crescita del paese è sottozero, i consumi sono in flessione, l’inflazione e la disoccupazione in aumento.

La gravità del decadimento politico che si sta consumando è innegabile. Anche se non è fascismo nel senso tradizionale del termine, siamo di fronte ad un regime politico che stabilizza le forme del potere e cristallizza i luoghi di produzione del consenso: un’ondata di regime oligarchico con una forte impronta populista. Questo nuovo regime politico, basato su un’illusoria semplificazione dei grandi e complessi problemi che incombono sulla vita del nostro Paese, è del tutto estraneo al modello politico di democrazia partecipata voluto dalla Costituzione. Occorre anche ribadire, come già affermato nel documento approvato nella seduta del 4 giugno 2008, che l’ANPI valuterebbe positivamente la trasformazione della destra italiana, o di una parte di essa, in una destra democratica che si riconosce nei valori dell’antifascismo sanciti dalla nostra Costituzione. Ciò non toglie, anzi più che mai ribadisce, la necessità di essere intransigenti – in nome del drammatico passato che ha dovuto subire il nostro Paese e l’Europa intera sotto il dominio nazista e fascista – con il revisionismo parafascista che, da tempo in atto, tende ad alterare e persino a capovolgere la storia della Liberazione dell’Italia dal dominio totalitario. Un revisionismo che troppo spesso si manifesta con l’uso della violenza squadristica, accentuatasi con l’insediamento del nuovo governo di destra.

Siamo in una situazione di crisi della democrazia sulla quale occorre richiamare l’attenzione di tutte le forze più consapevoli del nostro Paese, a cominciare da quelle che hanno lottato per fondare il nostro sistema democratico, affinché nell’ambito di un nuovo disegno generale di rinnovamento della società e della politica concretamente operino per garantire all’Italia un reale progresso democratico e sociale.

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Noi pensiamo che l’ANPI possa dare un effettivo contributo (lo abbiamo detto nel documento approvato lo scorso 4 giugno 2008) per “realizzare il compimento democratico e sociale idoneo a consentire al nostro Paese di affrontare le sfide del presente lungo la traccia indicata dai nostri padri costituenti”. Ma per conseguire questo risultato è necessario ricostituire quell’unità di tutte le forze democratiche e progressiste che consentì 60 anni e più or sono il mutamento della forma istituzionale dello Stato da monarchia a repubblica e l’elaborazione della Costituzione. L’unità che fu costruita dal nostro popolo intorno all’obiettivo del profondo mutamento dal totalitarismo alla democrazia come scelta imperativa per il nostro futuro, ancora oggi, sia pure in una ben diversa situazione e in termini nuovi, si impone nuovamente come scelta imperativa.

Risulta sempre più evidente che il governo ricorre troppo spesso a provvedimenti o progetti che possono essere definiti come a-costituzionali e in alcuni casi decisamente anticostituzionali, è quindi necessario che l’ANPI mobiliti tutte le proprie risorse intellettuali, il proprio patrimonio storico e morale, le energie dei giovani che, consci della crisi che l’Italia sta vivendo, sempre più numerosi affluiscono nelle nostre file, per costruire l’unità di tutte le forze progressiste al fine di operare il rinnovamento della politica necessario e rendere sempre più operanti i principi e i messaggi che provengono dalla Costituzione, bussola del nostro sistema democratico. Anche se la visione di una società futura può essere diversa e non del tutto omogenea fra le forze dello schieramento di centro-sinistra e fra i partiti che le rappresentano, la precondizione necessaria per un confronto democratico costruttivo e lungimirante è quella di salvare il nostro Paese dalla deriva populistica e tendenzialmente autoritaria alla quale sopra ci siamo riferiti.

L’atteggiamento critico che l’ANPI si propone di assumere nell’attuale situazione politica, al di là della denuncia nei confronti delle concezioni di fondo e delle iniziative sciagurate di questa destra e di questo governo, si rivolge anche, tuttavia in termini del tutto diversi fraterni e costruttivi, alle forze politiche e ai partiti del centro-sinistra, ponendo in rilievo la carenza, nell’attività dell’opposizione, di un adeguato progetto generale di rilancio e di progresso nel nostro Paese ispirato ai criteri della giustizia sociale, della solidarietà, del riconoscimento e della tutela dei diritti individuali e collettivi, del lavoro e dei lavoratori. Si tratta di un impegno propositivo che si colloca alla base della legittimazione a governare nell’interesse generale del nostro Paese, il quale trova la propria definizione e ragion d’essere nelle norme e negli indirizzi della Costituzione, tuttora in alcune parti inattuata, e nel significato stesso della vicenda storica che ne è stata la radice.

Il principale messaggio di cui la nostra Associazione si fa portatrice è “uniti vinceremo”, ma perché esso abbia riscontro nei fatti è necessario che l’ANPI, se intende svolgere una effettiva azione di coscienza critica della nostra democrazia, sviluppi iniziative, manifestazioni, confronti con tutte le forze democratiche del centro-sinistra e contribuisca ad elaborare e a diffondere, il più ampiamente possibile, la piena consapevolezza della posta in gioco per il futuro della nostra democrazia e, quindi, di quello che sarà il destino della collettività nazionale.

L’ANPI deve mobilitarsi a favore delle iniziative assunte o annunciate dai partiti, che vogliono contrastare e abolire il “lodo Alfano” diretto a escludere la perseguibilità penale, anche per processi in corso, nei confronti delle quattro alte cariche dello Stato (provvedimento manifestamente volto a tutelare la situazione personale di Silvio Berlusconi) e il referendum popolare di abrogazione degli interventi su scuola e Università. In positivo, l’ANPI deve promuovere la creazione di osservatori, all’interno delle nostra organizzazione, sulla tutela della Costituzione e sulle situazioni e vicende che a livello internazionale costituiscono violazione dei diritti universali dell’uomo fatti propri dall’Onu il 10 dicembre 1948, nell’ambito di quella costituzionalizzazione del diritto internazionale che, pur non avendo purtroppo un adeguato riscontro nella presente realtà globale, rappresenta tuttavia sempre più un principio fondamentale al quale la politica di tutte le nazioni deve ispirarsi per evitare il ripetersi di grandi tragedie anche più distruttive rispetto a quella epocale della Seconda guerra mondiale.

Nel contempo è necessario consolidare la nostra organizzazione per renderla il più possibile operativa e in particolare:

  1. incrementare la campagna di adesione all’ANPI in forza delle modifiche statutarie che hanno aperto le porte del nostro sodalizio a tutti coloro che condividono gli ideali della Resistenza, della Costituzione e della nostra politica, richiamando anche la puntuale osservanza delle procedure per l’ammissione di nuovi soci;
  2. garantire la reale efficienza e il funzionamento rigorosamente democratico di tutte le strutture dell’Associazione e la coerenza delle loro iniziative con l’impegno politico deliberato dagli organismi dirigenti nella loro rispettiva competenza, dalle sezioni ai comitati provinciali, alla Segreteria nazionale, al Comitato Nazionale, alla Presidenza.

PROPOSTE

  1. Conferenza di organizzazione dell’ANPI da realizzarsi nella metà dell’anno 2009. Questo per far sì che l’Associazione sia sempre più presente in Italia, rappresentando e diffondendo, con incisività, i suoi valori.
  2. Ricostituzione delle due Commissioni di lavoro, sulle questioni istituzionali e sulla valorizzazione della Resistenza, votate dal Comitato Nazionale.
  3. Preparazione della II Festa Nazionale dell’Associazione: località e temi portanti.
  4. Preparazione del Congresso che si svolgerà nel 2011.

Cari Compagne e Compagni,
ci attende una stagione di mobilitazione e di impegno nell’interesse della nostra comunità nazionale e ancora una volta l’ANPI deve esserne, come sempre, all’altezza.

La Resistenza continua.

Il Consiglio Nazionale si è tenuto a Cervia il 15 e 16 novembre 2008
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